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La Sardegna abbandonata persino dal Giro d’Italia. Non si capisce perché il Giro ciclistico del 2016 debba avere quel nome “Italia” in quanto non raggiunge da anni una regione fondatrice del Regno d’Italia nel 1861: la Sardegna. Sarebbe più giusto chiamarlo giro della penisola italiana che designa solo geograficamente quello che noi sardi chiamiamo continente. È mai possibile che si spenda tanto per partire dall’Olanda, concedendole un premio dopo che i tifosi del Feyenoord, avevano danneggiato la “Fontana della Barcaccia” del Bernini a Roma, con delle tappe per poi fare un trasferimento lungo e dispendioso per ripartireda Catanzaro. Il Coni che rappresenta tutti i cittadini sportivi dovrebbe dire la sua per far inserire anche la Sardegna, per tanto tempo abbandonata, da quel giro che si ostinano a chiamarlo ancora “d’Italia”.
Nella nostra isola il Giro è arrivato solo tre volte nel 1961 e nel 1991 e nel 2007 solo per festeggiare il bicentenario della nascita di Garibaldi. Quindi in 99 edizioni il giro d’Italia è approdato nell’isola solo tre volte e quindi anche per la gara ciclistica più importante del nostro paese noi non siamo considerati e soprattutto quest’anno che possiamo schierare un campione indigeno dal nome Aru. Diverso è il trattamento riservato alla Sicilia che ha ospitato il Giro in ben 11 edizioni e tante volte è partito proprio da quell’isola. Nell’edizione 2016, dal 6 al 29 maggio, le tappe toccheranno tutte le Regioni della penisola e si concluderanno a Torino lasciando a bocca asciutta appunto la Sicilia, che è stata accontentata tante volte e la Sardegna che praticamente è stata sempre trascurata. Anche questo è un modo per emarginare la nostra isola e le istituzioni che ci rappresentano dovrebbero far sentire la loro voce forte e chiara per evitare in futuro , sia nello sport ma anche in altri ambiti, questo tipo di trattamento.