La rabbia dei genitori sardi fuori dal tribunale di Cagliari: “Parlateci di Bibbiano e dei nostri figli”

Decine di mamme, papà e nonni fuori dal tribunale per i minorenni con tanto di cartelli, magliette con le foto di bambini e scarpette bianche: “Quella di Bibbiano è solo la punta dell’iceberg, anche qui in Sardegna ci sono tanti casi. Non è possibile manipolare i bimbi, è un reato”. GUARDATE il VIDEO


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Cartelli con la ormai “famosa” scritta “Parlateci di Bibbiano” e magliette, tutte bianche. In qualche caso con, stampata sul davanti, la foto del proprio figlio o figlia che non vedono da anni. Seconda manifestazione nel giro di pochi giorni a Cagliari dopo i fatti avvenuti nel paese dell’Emilia Romagna, anche i genitori sardi decidono di far sentire la propria voce. C’è chi si è visto “portare via” i figli per motivi giudicati “assurdi” e, a colpi di denunce e contro-relazioni dell’avvocato sta provando a battere tutte le strade possibili per riabbracciarli. L’evento è stato organizzato da Ivana Mureddu, e in decine si sono ritrovati fuori dal tribunale per i minorenni di Cagliari: “Un luogo simbolo per far sentire la nostra voce”. A spiegare meglio le ragioni del sit-in di protesta è Mariangela Campus, presidentessa dell’associazione Flage (Figli liberi dall’alienazione genitoriale): “I bamini devono essere salvaguardati, sono un bene prezioso da tutelare perchè sono le nostre future generazioni. Devono essere estraniati da qualunque tipo di diatriba tra coniugi, come in caso di separazione dove avviene spesso l’alienazione genitoriale, con uno dei coniugi che utilizza il figlio come arma di vendetta contro l’altro coniuge”.

 

“I fatti di Bibbiano li conosciamo da anni, solo adesso sono saltati alle cronache. Ma è solo la punta dell’iceberg di un malcostume e di una corruzione interna. Oltre ad essere state fatte relazioni false sono stati anche manipolati bambini, la manipolazione è reale non solo quando si tratta di ex coniugi. Hanno convinto i bambini che non volevano stare con i loro genitori biologici per poi affidarli a famiglie compiacenti che facevano parte del loro business economico”. Presente, inoltre, anche l’associazione Ccdu (Comitato dei cittadini per i diritti umani), con a capo il responsabile regionale sardo Nicola Oi: “Riteniamo che, nel caso delle adozioni e degli affidi dei bambini, i giudici debbano basarsi su fatti che avvengono concretamente e non sulle opinioni o giudizi di psicologi e psichiatri, in quanto esistono già le leggi che puniscono qualsiasi tipo di reato che possa avvenire, e i reati si basano su fatti e non su opinioni”.


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