“La mia barca ferma da due mesi a Cagliari, perchè non posso uscire per una pescatina?”

Nicola Vignolo, 41 anni, impiegato, ha due hobby: “Diportismo e pesca: la mia barca a motore di 7 metri è bloccata a Marina Piccola. Perchè è permesso andare in tabaccheria e al market e non, invece, a farsi una pescatina o un bagno in mare, dove non ci sono rischi di contagio?”


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Tra i settori che dovrebbero ripartire a breve c’è anche quello della cantieristica navale. Una data sicura, sul calendario, non c’è. E il settore, vasto, abbraccia anche quello della diportistica. Nicola Vignolo, 41 anni, cagliaritano, quando non lavora non disdegna tour in mare aperto con la sua barca. Meglio, non disdegnava: “Con l’emergenza Coronavirus non posso più farlo. La mia imbarcazione, un sette metri a motore, è ferma a Marina Piccola, ormai, da quasi due mesi. Non è mica un hobby per ricchi, anzi, quello del diportismo è un settore molto frequentato, nell’Isola, e facciamo girare l’economia. Da metà marzo non posso nemmeno avvicinarmi alla mia barca, e tutti sanno che, più tempo resta ferma, più è alta la probabilità di danni: se la carena dovesse sporcarsi o i motori dovessero intasarsi o avere problemi alle batterie, chi è che mi ripagherebbe delle eventuali spese?”. Attualmente, è utile ricordare che il lockdown prevede la limitazione delle uscite anche per gli hobby, che non rientrano tra le comprovate necessità.

Vignolo ha anche scritto una lunga lettera al nostro giornale. Eccola, di seguito:

“Scrivo quale diportista appassionato, certo di interpretare il pensiero della maggior parte dei diportisti e pescatori sportivi sardi e non solo. Viviamo certamente un momento difficilissimo per tutti, un momento che passerà alla storia, che sta segnando la vita di tutti e che sicuramente lascerà il segno in ognuno di noi. Di fronte alla marea di problemi da risolvere è certamente ingeneroso pretendere soluzioni unanimemente condivise. Nessuno dubita della necessità di tutelare, in primo luogo, la salute dei cittadini, adottando utili misure di prevenzione e garantendo l’assistenza e le cure adeguate a chi sia costretto a ricorrere ad esse. Non mi permetto di giudicare quanto è stato fatto finora per dare risposta a queste due fondamentali esigenze: non ne ho le competenze e non faccio parte delle tifoserie che giudicano soltanto per fede di partito. Sulle misure concrete adottate dal governo a fine di prevenzione, mi permetto però di sollevare qualche perplessità. Mi riferisco in particolare alle misure che, a mio giudizio inspiegabilmente, incidono pesantemente sulla nautica da diporto. La nautica da diporto è spesso ingiustamente considerata come un hobby riservato alle classi più abbienti. In realtà chiunque abbia avuto occasione di frequentare per qualche tempo un porticciolo turistico sa bene che del mondo degli appassionati fanno parte tantissime persone delle più disparate provenienze economico sociali che trovano nell’hobby della navigazione sotto costa e della pesca sportiva una delle più sane risposte allo stress della vita quotidiana. Fra queste persone, tante hanno affrontato enormi sacrifici per comprarsi e gestire una piccola imbarcazione, al solo scopo di godersi qualche ora di svago nel silenzio del mare, lontano dalle preoccupazioni quotidiane. Ora, al di là del gravissimo danno economico che è destinato a subire l’intero settore della nautica da diporto e del suo indotto per effetto delle misure di prevenzione dalla diffusione del Coronavirus, non è francamente comprensibile perché mai debba essere impedito ai proprietari delle imbarcazioni ormeggiate nei porticcioli turistici di accedere ad esse e di prendersene cura. E non è francamente comprensibile perché mai debba essere loro impedito di navigare, dato che non si vede chi potrebbero contagiare o da chi potrebbero essere contagiati in mezzo al mare. Mi chiedo perché mai sia stato vietato ai proprietari delle imbarcazioni da diporto di accedere ai porti turistici ove le stesse sono ormeggiate per impedire il diffondersi del corona virus. Può ragionevolmente ipotizzarsi che l’avvicinarsi a un porto turistico, con i suoi grandi spazi, sia più pericoloso che entrare in un tabacchino o in un supermercato? C’è chi può negare che è infinitamente meno pericoloso recarsi col proprio mezzo di trasporto al porto turistico, da lì raggiungere la propria barca, osservando tutte le più severe prescrizioni onde evitare contatti con terzi, piuttosto che recarsi con l’auto al super market, al tabacchino o all’edicola? Perché mai a noi diportisti non è concesso di poter uscire in solitaria o con altra persona, magari un congiunto alla debita distanza, per andare a pescare o farci un bagno lontano dagli altri e quindi lontano dai pericoli di contagio? I porti turistici sono dotati di personale adibito al controllo che potrebbe tra l’altro regolare un ingresso scaglionato senza creare assembramenti di nessun genere: sono certo che tutti i diportisti si atterrebbero a tutte le disposizioni finalizzate a contrastare l’epidemia. Si sa che in Liguria si sta prendendo in considerazione la riapertura dei porti per i proprietari delle imbarcazioni, perché non pensarci anche qui e ovunque con la massima urgenza?”.


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