L’arte contro la barbarie – per non dimenticare: per celebrare il Giorno della Memoria – in ricordo delle vittime della Shoah – il CeDAC propone “La III Onda” di Abaco Teatro, con drammaturgia e regia di Lea Karen Gramsdorff: la pièce – interpretata da Rosalba Piras e Tiziano Polese insieme a una compagnia di giovani attori – s’ispira all’esperimento fatto nel 1967 da Ron Jones, docente di storia presso la Cubberley High School di Palo Alto in California, per dimostrare la seduzione dei fascismi sulle masse, e in particolare sulle personalità più fragili.
Il potere di suggestione di un movimento fondato sull’ordine e la disciplina fa sì che la simulazione di un giorno in classe coinvolga altri studenti, che aderiscono chi per curiosità o per gioco, chi in modo più profondo e personale alle regole e ai rituali, a cominciare dal saluto, la postura e il comportamento da tenere in aula, fino al reciproco controllo nello svolgimento dei compiti assegnati, e alla delazione. Il professore sorpreso dall’entusiastica partecipazione degli alunni, decide di interrompere l’esperimento – in modo clamoroso – con la dimostrazione di quanto quel movimento assomigli (nella struttura gerarchica, nell’ideologia autoritaria che nega l’individualismo e la libertà di pensiero e quindi la democrazia, affidandosi alle decisioni del vertice) al nazionalsocialismo tedesco.
“La III Onda – resoconto di una lezione di storia andata oltre” andrà in scena martedì 27 gennaio, e ancora mercoledì 28 gennaio e giovedì 29 gennaio alle 11 al Teatro Massimo di Cagliari in tre matinées per le scuole nell’ambito della Stagione di Teatro Ragazzi del CeDAC – con una recita pomeridiana mercoledì 28 gennaio alle 17 sempre al MiniMax per un pubblico di adulti e ragazzi.
L’esperimento di Ron Jones (a cui Todd Strasser si è ispirato per il romanzo “L’onda”, dal quale il regista Dennis Gansel ha tratto l’omonimo film) mette in luce la “banalità del male” (nell’icastica definizione di Hannah Arendt), e la “terribile normalità” di coloro che pur senza esserne stati artefici, diventarono docili strumenti della tremenda macchina di morte creata dal nazismo: la cieca obbedienza di funzionari e addetti ai forni crematori, oltre che di soldati e ufficiali, produsse milioni di morti, vittime di inconsapevoli carnefici.
I meccanismi psicologici su cui fa leva il nascente “movimento” de “La Terza Onda” (The Third Wave) – il desiderio di omologazione e di appartenenza, particolarmente spiccato nell’adolescenza, come il bisogno di essere accettati, soprattutto dei più deboli ed emarginati; ma pure la rinuncia alla propria autonomia di pensiero, la pigrizia intellettuale, la supina accettazione di un dogma imposto dall’alto – sono analoghi a quelli che permisero in una determinata fase storica l’affermazione dei fascismi (favoriti e protetti paradossalmente ma non troppo dalle componenti più reazionarie e conservatrici della élite al potere).
Il tentativo di spiegare ai suoi studenti quanto sia difficile giudicare a posteriori la (mancata) reazione e il silenzio di un intero popolo, se non si cerca di comprendere la temperie culturale e politica in cui la Germania e l’Europa si son potute trasformare nel teatro di un genocidio, induce Jones a offrire ai ragazzi una prova pratica di come sia agevole manipolare le menti, indurre i singoli ad agire in gruppo, seguendo la volontà di un capo (o un dittatore) annullando la coscienza individuale attraverso l’esaltazione della forza o – più spesso – la paura.
Lo strano gioco di tramutare una classe irrequieta in un disciplinato “esercito” in cui ciascuno ha il proprio ruolo ben definito, e trae la propria autorità dalla potenza della massa – e ciò in virtù del consenso, solleticando la vanità e facendo leva sulla fragilità – mostra con l’evidenza dell’esempio come in circostanze favorevoli “dal sonno della ragione nascano mostri” (secondo la visionaria sintesi di Goya) e la raffinata civiltà occidentale, a dispetto di duemila anni di poesia e filosofia, si trovi comunque sull’orlo del baratro; e quindi l’umanità possa di nuovo precipitare nella barbarie.
La follia nazista e l’incubo della Shoah possono sembrare eventi remoti, ormai consegnati alla storia; ma le cronache recenti, e esperimenti come “La terza onda”, mostrano senza possibilità di dubbio come fenomeni di (auto)suggestione e esplosioni di violenza collettiva, l’uso aberrante di credenze religiose e ideologie politiche, ma anche la spinta dei nazionalismi e le tendenze xenofobe siano tutt’altro che estranei alla natura dell’uomo, pur alle soglie del terzo millennio.
Il Giorno della Memoria e spettacoli quali “La III Onda – resoconto di una lezione di storia andata oltre” servono non solo per la giusta e necessaria commemorazione delle vittime della Shoah ma anche come monito – nel presente e nel futuro – affinché simili catastrofi non si ripetano più. Affinché milioni di donne e uomini, vecchi e bambini deportati e uccisi nei lager possano far udire le loro voci silenziose; e l’eco di quei passi perduti, di quel dolore, di quelle esistenze spezzate e storie cancellate, ridotte in fumo e passate per i camini, non risuoni invano, occorre tener vivo il ricordo e deste le coscienze. E’ fondamentale – per costruire e anche solo immaginare una civiltà di liberi ed eguali – non dimenticare.
Lo spettacolo
«Com’è possibile che l’essere umano sia capace di cose del genere?» domanda una delle allieve alla fine della lezione di storia sull’autocrazia. Come nasce una dittatura? Cosa accade alla coscienza dell’uomo, al libero arbitrio, alla capacità di distinguere il bene dal male? E la storia davvero insegna? Siamo o non siamo responsabili di quello che accade all’interno di una società o di un “gruppo” di cui facciamo parte?
Nel 1967 Ron Jones, un insegnante di storia di una High School in California, decise di fare un esperimento con la sua classe. Senza che i suoi allievi ne avessero coscienza, adoperò delle tecniche di comunicazione e manipolazione di massa proprie dei regimi totalitari durante le lezioni sull’autocrazia. Col pretesto di un gioco impose nella sua classe la disciplina, con la potenza della retorica suggerì uno spirito nuovo, di squadra, di comunità. Nell’arco di sei giorni creò il movimento “ la Terza Onda “, che proprio come un’onda investì l’intera scuola.
Il progetto di Abaco Teatro nasce dal desiderio di elaborare uno spettacolo per ragazzi, interpretato da ragazzi, che sollevi delle domande rispetto al rapporto con la Storia moderna, al rapporto studente-insegnante, alle dinamiche di gruppo. La recitazione è volutamente cinematografica, per quanto lo spettacolo si “sposti” in avanti in virtù di momenti di astrazione teatrale. La scenografia di Simone Dulcis vuole essere un tributo a Holocaust-Mahnmal di Berlino, il monumento progettato da Peter Eisenman, quasi un memoriale della Shoah.
Per ricordarsi di non dimenticare.