Il Re è nudo: Matteo Renzi finisce quasi rottamato dalla stessa politica che voleva cambiare. Alle promesse il segretario del Pd non ha fatto seguire i fatti: si è giocato il bonus degli 80 euro, ma dopo 2 anni di governo senza mai essere stato eletto gli italiani che votano nelle grandi città italiane gli voltano le spalle, delusi da una politica che è rimasta vecchia. Il sorriso e il volto pulito di Virginia Raggi, primo sindaco donna nella storia di Roma, la più giovane nella storia del Campidoglio. O il coraggio di Chiara Appendino che sconfigge Piero Fassino a Torino sei anni dopo quella profezia che diventa la barzelletta del web: “Grillo si presenti, faccia un partito e poi vediamo quanti voti prende”, disse Fassino scrivendo in anteprima il suo naufragio. Luigi Di Maio invece profetizza un futuro di governo per il M5s: “La Rivoluzione gentile continua. Gli italiani ci riconoscono la capacità di governare e ci chiedono di lavorare su temi concreti per le città e per il Paese. Presto vinceremo anche le elezioni politiche. È una promessa”. Movimento che vince anche perchè ha il coraggio di candidare donne forti e vincenti.
Il titolo è semplice: Movimento Boom, come nel post diffuso su Fb da Emanuela Corda che nella notte riceve centinaia di “mi piace” anche in Sardegna. Il Movimento 5 Stelle è ora l’unica forza politica nella quale gli italiani fortemente delusi dalla crisi e dalla disoccupazione credono ancora, fortemente. Il M5s è la speranza oltre la partitocrazia, oltre i privilegi, oltre i poteri forti. La vittoria di Paola Massidda a Carbonia, dopo quelle ottenute ad Assemini e a Porto Torres, certifica che anche nell’isola nonostante i passi falsi di Cagliari e Quartu i grillini stanno diventando sempre più forti.
La gente è stufa dei vecchi politici, per questo Piergiorgio Massidda a Cagliari ha perso. La politica non è più credibile, nessuno crede più ai simboli di partito: si votano le persone in base ai risultati. La gente ha bisogno di speranze: come quelle rappresentate da Paola Massidda a Carbonia e da Tomaso Locci a Monserrato, due sindaci del tutto nuovi sulla scena politica. Gli stessi ideali che ad Arborea portarono alla vittoria di Manuela Pintus. A Monserrato addirittura il centrosinistra riesce a perdere dopo 22 anni. Le belle vittorie di Cagliari e Capoterra al primo turno per il Pd, la catastrofe al ballottaggio con le “sconfitte senza attenuanti” di Carbonia, Monserrato e Olbia lanciano più di un interrogativo.
Detto del boom del M5S e di un centrosinistra in chiara difficoltà, anche il centrodestra sardo rimane in coma, nonostante la vittoria di Settimo Nizzi a Olbia: non esiste un’alternativa vera a Pigliaru in campo regionale, dove anche i grillini devono ripartire da zero superando le divisioni che hanno portato all’assenza alle elezioni regionali. La politica sarda vive una clamorosa assenza di leader: dopo Renato Soru non ce ne sono più stati. L’unico politico che funziona a grandi livelli in Sardegna in questo momento è Massimo Zedda, non a caso il grande favorito per la leadership sarda del centrosinistra. In una politica senza leader, si naviga a vista con grandi sorprese all’orizzonte di un’isola che è sempre più isolata dal suo problema più pesante, quello dei trasporti.