La figlia parte per lavorare all’estero, il padre piange a singhiozzo

Pianse forte, era impossibile non sentirlo. Non pensavo che anche gli uomini piangessero a singhiozzo. Forse quando una figlia, un figlio, va via, piangere a singhiozzo è l’unico modo per dimostargli qualcosa


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di Francesco Cristofaro

Ha aspettato che il treno partisse. Sul treno c’era sua figlia. Partiva per andare lontano. L’ho capito giù, mentre aspettavamo che il treno arrivasse. ” Hai preso tutto?” ” Mi raccomando quando arrivi chiama”. Poi a piangere è stata la figlia per prima, una ragazza ormai diventata donna. Me ne accorsi dal modo che aveva di sistemare le valigie. Perché le donne lo sanno fare. Si abbracciarono tanto, quasi come se non si dovessero vedere più. Perché forse è proprio così che si dovrebbe abbracciare. La sua lunga finta forza, del padre, intendo, era crollata. Le labbra spingevano con forza verso il mento come a trattenere, come ” non adesso”. E invece sì, adesso. Pianse forte, era impossibile non sentirlo. Non pensavo che anche gli uomini piangessero a singhiozzo. Forse quando una figlia, un figlio, va via, piangere a singhiozzo è l’unico modo per dimostargli qualcosa. Lei salì. Si sedette sul sedile avanti al mio. Menomale pensai, almeno non la vedo piangere. Il padre fuori dal finestrino, faceva le smorfie, la linguaccia. Come se il dolore potesse mascherarsi così, con una smorfia. Non potevo vedere la faccia della figlia. Ma potevo immaginarla. Un cuore lasciato per terra, e fingere di essere felici andando via. Un padre pieno d’amore. Il treno partì e lui non smise di guardarla fino a quando il treno si allontanava davvero. Le mandò un ultimo bacio, quasi nel vento. Lei non lo poteva vedere. Ma lo sapeva. Che non si è mai troppo grandi per essere genitori, ma nemmeno per essere figli.


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