La Divina Commedia. Figure dal XX secolo

Castello San Michele, Cagliari


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Giovedì 19 dicembre dalle ore 15 è visitabile nel Castello San Michele (aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 – lunedì riposo) la mostra La Divina Commedia. Figure dal XX secolo.
In esposizione 136 opere grafiche di Salvador Dalí e Robert Rauschenberg, due artisti assai differenti tra loro, che condividono, però, l’emozione e la vertigine di rileggere e misurarsi con il genio dantesco e nei due cicli espositivi in mostra rispondono a scelte estetiche ben definite, coerenti con i linguaggi artistici da loro adottati.
La mostra prodotta dal Consorzio Camù è curata dalla storica dell’arte Simona Campus ed è realizzata in collaborazione con il Comune di Cagliari.

Il XX secolo reca con sé grandi cambiamenti che riguardano le relazioni tra immagini e testi. Grazie alle sperimentazioni del cubismo, del futurismo, del dadaismo e del surrealismo, le immagini abbandonano la funzione di parafrasi o didascalie dei testi, emancipandosi definitivamente. Si distruggono le convenzioni, in nome della libertà dell’arte e della vita, come dimostra l’interpretazione originale, anticonvenzionale, assolutamente libera che della Divina Commedia forniscono, tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, Salvador Dalí e Robert Rauschenberg.

Salvador Dalí è un esponente d’eccezione della pittura del surrealismo, fin da giovane si interessa alla letteratura e alla poesia, oggetto di interminabili discussioni con l’amico Garcia Lorca. Nelle cento composizioni per il poema dantesco si ritrovano le caratteristiche proprie del suo pensiero artistico: la provocazione, la dimensione del sogno, la sessualità, la complessa simbologia. Si ritrovano i paesaggi psicologici e assolati, i personaggi nel cui corpo si aprono i cassetti dell’inconscio. Dante compare abbastanza fedele all’iconografia classica, spesso vestito con una tunica rossa, mentre Virgilio è vestito di blu; la bellezza morale di Beatrice risplende sui fogli. In Dante Dalí riconosce se stesso, in Beatrice identifica la moglie Gala.

Le opere dell’artista statunitense Robert Rauschenberg – anticipatore della Pop Art – intitolate ai trentaquattro canti dell’Inferno non hanno con il testo di riferimento un rapporto immediatamente riconoscibile. Le immagini sono certo suggerite dal testo, ma nascono da associazioni e analogie audaci, provenienti dal mondo dei mass media, dai giornali e dalle riviste. I protagonisti della Commedia assumono le sembianze di icone popolari, si riconoscono politici, lottatori di wrestling, astronauti, piloti, poliziotti antisommossa, un gruppo di atleti olimpici. Traslando nel presente la complessità storica del poema, l’artista intende fornire una riflessione sul sistema capitalistico e le strategie di comunicazione ad esso connesso.

IL PROGETTO
Con questa mostra prosegue il programma di valorizzazione dell’arte moderna e contemporanea promossa da ArtCamù attraverso la sua prestigiosa collezione, che comprende oltre quattromila opere grafiche dei più autorevoli maestri nazionali e internazionali, appartenenti ad un arco cronologico che si estende dal Cinquecento al Novecento. In seno a tale programma, il Castello San Michele ha ospitato Facce. Segni linee e textures per occhi nasi bocche…, progetto didattico basato sulla storia del ritratto, e più recentemente Spazi. Da Dürer a Picasso, rassegna di paesaggi suggestivi della storia dell’arte in dialogo con il panorama mozzafiato della città di Cagliari che può ammirarsi dal colle.

La mostra La Divina Commedia. Figure dal XX secolo, si situa, inoltre, in dichiarata linea di continuità con l’esposizione dedicata a Marc Chagall, allestita al Ghetto nel 2010, e con quella dedicata a Joan Miró, che nel 2011 ha occupato i tre Centri Comunali d’Arte e Cultura, Exmà, Il Ghetto e Castello San Michele. Esposizioni concentrate a riflettere sulle relazioni esistenti tra l’universo dell’arte e la grande letteratura.

Il fascino dei legami che intercorrono tra le immagini e i testi ha ammaliato artisti e scrittori nel corso dei secoli e le portentose narrazioni in versi della Commedia sono state in tal senso ricorrente e feconda fonte d’ispirazione. La pratica di tradurre in linee, forme e colori il mondo ultraterreno descritto da Dante può vantare una tradizione che parte dai codici miniati trecenteschi per arrivare al nostro presente. È il caso, per citare un esempio emblematico, dei cento disegni su pergamena eseguiti da Sandro Botticelli alla fine del Quattrocento. Dopo Botticelli e dopo le memorabili tracce dantesche nel michelangiolesco Giudizio universale della Cappella Sistina, soprattutto nel corso del Settecento e dell’Ottocento le terzine della Commedia hanno dato origine a importanti cicli illustrativi. Le tavole di John Flaxman sono lineari ed eleganti, secondo lo stile del Neoclassicismo; William Blake, inglese come Flaxman, dà corpo a visioni che lasciano trasparire una religiosità tormentata. L’ascendente di Dante si ritrova, tra Francia e Inghilterra, nella scultura di Auguste Rodin, in Eugène Delacroix, naturalmente in Dante Gabriele Rossetti, che perfino nel nome di battesimo, oltre che nella pittura raffinatissima, onora il culto per il sommo poeta. E se le più note illustrazioni della Divina Commedia rimangono le incisioni di Gustav Doré, ancora nell’Ottocento francese, romanticamente distinte da intensità lirica e chiaroscurale, occorre almeno ricordare, nel contesto italiano del Novecento, le vibranti composizioni plastiche di Aligi Sassu.


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