La città dei pregiudizi: “Ragazza licenziata perché abita a Sant’Elia”

Rosa Sabati del comitato di quartiere: “I residenti di Sant’Elia subiscono ancora oggi assurde discriminazioni, ho assistito a scene umilianti come quella mamma che al Poetto ha allontanato i propri figli dai bambini perchè “erano di Sant’Elia” e “parlavano in sardo”


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“Licenziata perché sono di Sant’Elia”. Succede anche questo a Cagliari nel 2017. E cioè che una ragazza perda il lavoro per colpa del rione in cui vive. Perché ancora oggi dire “abito a Sant’Elia” accende la diffidenza e genera sospetto, a causa di vecchi stereotipi che tardano a morire e che perseguitano onesti lavoratori e persone per bene, la stragrande maggioranza degli abitanti del rione gioiello a due passi dal mare. Lo sa bene Rosanna Sabati, classe 1955, residente del Borgo vecchio del quartiere, membro dell’associazione Sant’Elia Viva e del comitato di quartiere, ma ieri “libro vivente” all’Orto botanico nell’ambito della “Biblioteca vivente”, evento di Leggendo Metropolitano.

I “libri viventi” sono persone che subiscono i pregiudizi più diffusi in città e ieri aperti all’Orto botanico alle curiosità dei cagliaritani. E assieme a omosessuali,  migranti, musulmani, una drag queen, una femminista e un sacerdote, c’erano due donne del popolare rione che dà il nome allo stadio.

“Ebbene sì. Il pregiudizio nei nostri confronti è ancora molto forte in città”, racconta Rosa, “proprio qualche giorno fa, mentre tornavo dall’Orto botanico ho incontrato sull’autobus una ragazza che mi ha fatto questa confessione. Poco tempo fa è stata licenziata dal datore di lavoro quando questo ha scoperto che lei abitava a Sant’Elia. Mi ha detto che da allora mente sulla propria residenza e racconta di vivere a San Bartolomeo o al Quartiere del Sole. Ma è una bugia che regge fino a un certo punto. Il problema sorge”, conclude, “quando deve esibire i documenti. Lì deve sperare che nessuno si accorga della menzogna a fin di bene”.

Sabati ha raccontato ai propri “lettori” di aver subito lei stessa discriminazioni nel lavoro e di aver assistito a scene umilianti come quella mamma che al Poetto ha allontanato i propri figli dai bambini perché “erano di Sant’Elia” e “parlavano in sardo”.

Ma lei non molla. Anzi rilancia. E l’ultimo obiettivo ora è quello della lotta per le demolizioni degli alloggi di Area nel Borgo Nuovo. “Sì alle demolizioni e alle case nuove”, ha spiegato, “ma le residenze temporanee devono essere fatte qui nel rione, accanto agli Anelli o al convento delle suore Mercedarie. Chiediamo che Comune, Regione, Area e Demanio si siedano con noi attorno ad un tavolo e che prendano una decisione. Se pensano di mandarci via si sbagliano. Perché noi da qui non ce ne andremo. Mai”.  

(nella foto la postazione di Rosa nella Biblioteca vivente all’Orto botanico)

 


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