“La Cagliari di Truzzu: punito chi lega la bici al palo ma non chi lascia il suv sulle strisce pedonali”

“Ecco il nuovo regolamento”, attacca l’ex consigliere Beppe Andreozzi, “scatta l’allontanamento dalle 24 zone rosse della città per un determinato periodo se legate la bicicletta a un palo, ma non se parcheggiate il fuori strada sulle strisce pedonali”


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“Daspo Urbano (cioè allontanamento dalle 24 zone rosse della città per un determinato periodo) se legate la bicicletta a un palo, ma non se parcheggiate il SUV sulle strisce pedonali. Cari cagliaritani, neppure il Duca Conte Pier Matteo Barambani (di Paolo Villaggio) avrebbe saputo inventare di meglio”. La denuncia è di Giuseppe Andreozzi, ex consigliere comunale cagliaritano che denuncia il regolamento sulla sicurezza approvato dalla giunta Truzzu e votato, non senza polemiche, in consiglio comunale.

Il Regolamento introduce per la prima volta a Cagliari il cosiddetto Daspo Urbano, uno strumento nato originariamente per tenere lontani i tifosi violenti dagli stadi. Prevede una sanzione da 100 a 300 euro e un ordine di allontanamento per chi compie condotte che impediscono l’accessibilità e la fruizione di particolari aree della città, le cosiddette “zone rosse”. Il Comune di Cagliari ne ha segnato 24: oltre a ospedali, scuole e università, musei, aree e parchi archeologici, aree verdi e zone frequentate dai turisti ci sono i 4 quartieri storici, il Poetto, viale Buoncammino, le Gallerie Ormus, viale Monastir, Marina Piccola. Se si compie una violazione del Regolamento nelle zone rosse, si può ricevere un ordine di allontanamento per 48 ore. Se il comportamento è reiterato il questore può disporre il divieto di accesso a una o più delle zone rosse per un periodo fino a due anni. “Non è chiaro cosa accada per chi in quella zona ha la propria residenza”, scrive la consigliera Giulia Andreozzi, “immaginerete che servano dei comportamenti gravissimi per ricevere un provvedimento limitativo della libertà di circolazione garantita dalla nostra Costituzione. Ebbene, non è così”.

Il Daspo è previsto per la violazione di questi divieti: campeggiare o dimorare in tende, camper, roulotte, veicoli, baracche o ripari di fortuna, bivaccare e chiedere elemosina con determinate modalità, bere alcolici dalle 22 alle 6 della mattina dopo fuori da bar e ristoranti, entrare nei parchi e giardini fuori orario, di raccogliere fiori, di arrampicarsi sugli alberi, entrare nelle aiuole dove è vietato e accendere fuochi e simili (“avete letto bene, daspo per chi si arrampica sugli alberi”, commenta Andreozzi).

Vietato anche fumare nelle spiagge e usare prodotti in plastica monouso non compostabili e non biodegradabili (“anche qui avete letto bene, una cannuccia può portarvi al daspo), deturpare immobili pubblici e privati, arredi urbani, vetrine e serrande, mezzi pubblici. E infine sedersi arrampicarsi o sdraiarsi sui monumenti o consumarvi cibi e bevande, legare le biciclette ai pali, consumare cibi e bevande sul suolo pubblico se si intralcia il passaggio. “Come vedete”, conclude Andreozzi, “si tratta di numerose ipotesi: per diverse di queste la misura dell’allontanamento è manifestamente sproporzionata, ma perfettamente in linea con l’idea di ordine e sicurezza che ha la destra che governa questa città”.

 


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