Ivano Argiolas:”Battere la talassemia si può, con coraggio e speranza”

Parla il sardo che tre mesi fa si è sottoposto al trapianto a New York diventando il simbolo di chi non si arrende alla malattia: “Bisognerebbe investire di più nella ricerca”


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Ivano, tre mesi fa l’autotrapianto genetico a New York. Qual è la tua situazione clinica attuale?

 

Sono passati già tre mesi? Come scorre veloce il tempo. Mi sembra solo ieri che mi trovavo in isolamento in una camera del 9′ piano del Memorial Sloan – Ketering Cancer Center di New York. E’ stata un’esperienza incredibile. Intensa, coinvolgente, avventurosa e tuttavia piena di incognite. Dopo un primo periodo di grande stress, sia fisico che mentale, ora le mie condizioni sono eccellenti. I valori delle piastrine e dei globuli bianchi sono in lenta ma costante crescita, sono quindi abbondantemente fuori pericolo da emorragie ed infezioni. Tuttavia sto continuando a praticare le trasfusioni di globuli rossi, di cui ogni persona con la talassemia ha assoluto bisogno per vivere. Il processo di guarigione, che non dobbiamo dare per scontato, è molto lento. Naturalmente io sono ottimista. 

 

Consiglieresti l’intervento alle altre persone affette da talassemia? E a questo punto è giusto dire che di talassemia si può guarire?

 

Vedi, a seguito dell’enorme esposizione mediatica che ne è derivata, sono tantissime le persone che ogni giorno mi scrivono. Pensa che ricevo centinaia di mail alla settimana. La maggior parte sono persone che mi sostengono e si sono affezionate, come io a loro. Ma fra loro ci sono persone con talassemia di varie età, genitori che sperano di poter vedere i loro piccoli guariti. Ricevo continuamente richieste di aggiornamento sul mio stato di salute, poiché alcuni di loro sembrerebbero particolarmente incuriositi. Ma di tutte queste moltitudini di persone solo pochissimi si sono detti realmente interessati. Ad ognuno di loro racconto quanto mi è possibile, ma tengo a precisare che la mia è solo una testimonianza che tiene conto del mio personale punto di vista emozionale. A loro dico di rivolgersi al proprio medico talassemologo che poi dovrà prendere contato con il professor Paolo Moi dell’ospedale Microcitemico di Cagliari o, nel caso di persone non sarde, con i loro medici di riferimento. Pur essendo un ottimista nato, ed evidentemente una persona dotata di una certa dose di sana follia, ritengo di non essere nelle condizioni di incoraggiare nessuno. Credo che nessuno al mondo sia nelle condizioni di poter consigliare un trattamento di questo genere che, lo voglio ricordare, è sperimentale. Ognuna di queste persone interessate dovrebbe consultarsi con il proprio medico, con la propria famiglia, ma sopratutto, essendo pienamente consapevoli dei rischi, dovrebbero ascoltare il proprio cuore. 

Io ho preso la decisione in meno di un’ora, mentre ascoltavo il compianto Professor Renzo Galanello che, a luglio del 2012, teneva una riunione per informarci che stava cercando un candidato volontario sardo. 

Mi chiedi se sia possibile guarire dalla talassemia. Ti rispondo di si. E’ possibile guarire da molti anni dalla talassemia, mediante il trapianto di midollo osseo. Sono migliaia le persone che nel mondo sono guarite, molte di queste anche in Sardegna. Per quanto riguarda invece il trattamento genico non si può ancora dare una risposta, credo bisognerà attendere qualche anno. I progressi scientifici sono piuttosto veloci  e abbiamo una tecnica valida che ha avuto successo con gli animali. Ora che l’FDA (Food and Drug Administration) ha dato il via libera alla sperimentazione sull’uomo, non ci resta che attendere i risultati delle varie fasi del protocollo sperimentale. Al momento siamo appena alla fase 1, quella che dovrà verificare la sicurezza del trattamento. Se ai primi volontari, di cui faccio parte, non accadrà nulla di spiacevole, allora passeranno alla fase 2, ovvero quella che occorre per testare l’efficacia. 

 

Se di talassemia si guarisce da tanti anni mediante il trapianto di midollo osseo, che bisogno c’è di avventurarsi in un processo di ricerca costato milioni di dollari, e che potrebbe essere perfino rischioso?

 

E’ vero, il trapianto di midollo osseo è una bella realtà da parecchi anni, ma non tutti possono accedervi perché la tecnica prevede che ci sia un donatore, e solo il 30% delle persone con talassemia ce l’hanno. Esiste poi una percentuale di rischio da rigetto, ed una serie di potenziali problemi successivi. Tengo a precisare che il donatore non rischia nulla, ma il paziente si. Anche se negli ultimi anni il livello di successo del trapianto di midollo osseo è davvero buono, rimane sempre il problema di trovare un donatore compatibile. Ecco perché con la nostra Associazione Thalassa Azione Onlus ed insieme all’ADMO e all’AVIS facciamo sensibilizzazione. Per vivere ci occorrono donatori di sangue, per guarire ci occorrono donatori di midollo osseo. In buona sostanza si è reso indispensabile fare ricerca sull’autotrapianto genico mediante le cellule staminali, in modo da guarire tutte le persone, anche quelle che non hanno un donatore, esponendole a meno rischi possibile. Per finanziare questa ricerca si sono spesi negli anni milioni di dollari, molti dei quali arrivati dalla Sardegna con le nostre associazioni, e dall’Italia grazie alla Fondazione Giambrone. Indispensabile è stato l’ospedale Microcitemico di Cagliari sotto la guida di incredibili personalità come i professori Antonio Cao e Renzo Galanello (recentemente scomparsi ndr), e naturalmente il professor Paolo Moi che è stato molti anni negli Stati Uniti a sviluppare la tecnica insieme agli americani.

 

In Italia molti casi di talassemia, in particolare in Sardegna. Secondo te si investe abbastanza nella ricerca?

 

In Italia si contano circa sei mila persone con talassemia, circa mille sono i sardi: una percentuale che fa della Sardegna la regione nel mondo con il più alto numero di portatori sani. Ecco perché è fondamentale che tutta la popolazione in età fertile si sottoponga allo screening sulla microcitemia. La mia opinione è che in Italia non si faccia abbastanza ricerca sul territorio, anche se disponiamo di menti brillanti manca la cultura della ricerca. Ci sono dei casi interessanti, come al San Raffaele di Milano, oppure lo stesso Ospedale Microcitemico di Cagliari (che è un polo di interesse internazionale per le malattie ematologiche ed in particolare proprio la talassemia), dove nonostante le scarse risorse si fa continuamente ricerca, ma devo dire che in Italia, rispetto ad altri paesi anche meno industrializzati, si pratica poca ricerca. Per esempio a Cuba si fa tanta ricerca sul cancro, in America, dove il numero delle persone con talassemia sono praticamente insignificanti, si fa ricerca per guarire la talassemia. Mi sembra che nel nostro paese c’è qualcosa che non va. La mia opinione personale è che in Italia in passato si sia speso troppo e male. La sanità in particolare, specialmente in territori come il nostro, ha visto consumare enormi risorse, ed oggi ci troviamo a lavorare in emergenza. Siamo costretti a veder chiudere interi reparti, come è successo questa estate al Santa Barbara di Iglesias, dove il “repartino” che seguiva i talassemici dei Iglesias è stato accorpato al Sirai di Carbonia. Siamo arrivati, quindi, a doverci preoccupare di mantenere il buon livello di assistenza che conosciamo. In buona sostanza in Italia lavoriamo in emergenza, e questa la nostra più grande preoccupazione. Pensare di fare ricerca? Un sogno. 

 

Come stanno andando i meeting organizzati dalla tua associazione Thalassa Azione, che hanno l’obiettivo di sensibilizzare alla donazione del sangue?

 

Vedi, insieme ad un gruppo di persone ho fondato 2 anni fa Thalassa Azione Onlus, e ne sono diventato immeritatamente il Presidente Centrale. Ma non è corretto dire che Thalassa Azione sia la mia associazione, quanto invece l’associazione di tutti, un vero patrimonio per tutti i sardi e perfino per le istituzioni con le quali ci rapportiamo. Thalassa Azione si è radicata in quasi tutta l’isola, tranne a Sassari, Alghero e Nuoro dove esiste un’altra associazione che si chiama “Thalassemici Sardi Onlus”. In quelle provincie abbiamo scelto di non aprire sedi, nonostante abbiamo dei tesserati locali, perché ci sono già loro che lavorano molto bene e non volevamo creare problemi di sorta. Con la loro associazione lavoriamo in simbiosi per questioni importanti come il problema dello screening che da alcuni mesi è diventato a pagamento, e su altre importanti questioni come il cambiamento delle leggi di settore e per la questione del sangue infetto. Il nostro naturale interlocutore è l’Assessore alla Salute Simona De Francisci. Da poco poi è nato un comitato che si sta impegnando per la delicata situazione dell’accorpamento dei servizi di pediatria presso l’ospedale Microcitemico. In questo comitato sono presenti, oltre a persone che non hanno tessere, entrambe le associazioni, ovvero Thalassa Azione e Thalassemici Sardi. Tutto questo è molto positivo poiché, vista l’incidenza della nostra patologia, sarebbe assurdo non avere associazioni di categoria che lavorano attivamente. Erano anni che non si vedeva questo gran fermento.

Thalassa Azione è molto operativa e si occupa, attraverso dei gruppi di lavoro, di varie questioni. Alcune di queste riguardano la sensibilizzazione alla donazione del sangue, attraverso incontri nelle scuole, manifestazioni nelle piazze e nei centri commerciali, seminari nelle aziende (Abbiamo portato la talassemia fuori dall’ospedale). Sono famosi i nostri Raduni del Cuore, dove c’è l’incontro fra il donatore ed il ricevente: in queste occasioni le persone organizzate in gruppi vengono a donare il sangue. Questa pratica è stata adottata da tutte le sedi territoriali di Thalassa Azione nell’isola e nel primo anno di attività abbiamo raccolto oltre 2 mila nuovi donatori, che ogni 3 mesi tornano a donare. Un vero tocca sana, sia per i riceventi, che non siamo solo noi, ma anche per le casse della Regione Sardegna. Infatti la nostra regione non è autosufficiente sotto il profilo della disponibilità di plasma, e siamo obbligati ad importare sangue dalla penisola mediante convenzioni. Il sangue non si compra, ma è evidente che ci sono una serie di costi che il nostro sistema è obbligato a sostenere. Se tutti i sardi che sono nelle condizioni idonee andassero a donare la Regione Sardegna (quindi tutti noi) risparmierebbe alcuni milioni di euro che potrebbero essere impiegati in diversa maniera. Stiamo per chiudere anche il secondo anno, e i dati in nostro possesso di indicano che la nostra formula di parlare di talassemia, anche mettendoci la faccia, sta funzionando.

 

A che punto è la lotta per il risarcimento sullo scandalo del sangue infetto negli anni ’80? Il sottosegretario alla Salute, Paolo Fadda, sta facendo abbastanza?

 

La maggior parte di noi ha ben due sentenze positive ed il 24 ottobre scorso il nostro Studio Legale ci ha rappresentati in Cassazione. L’argomento è molto complesso ma volendo sintetizzare posso dire che quello che è accaduto negli ultimi anni ha davvero del paradossale, per non dire del ridicolo. Basti pensare che nel 2003 un sostanzioso gruppo di persone emofiliche contagiate da epatite e da altri virus sono state risarcite. Thalassa Azione rappresenta non solo talassemici, ma anche diversi trasfusi occasionali e qualche emofilico. Thalassa Azione, mediante il proprio studio legale, ha sempre chiesto di continuare il processo di transazione, operazione che poteva definire la controversia legale, attraverso un tavolo tecnico aperto da molti anni. Nel 2007, con efficacia dalla finanziaria 2008, era stato previsto dal governo in carica uno stanziamento di 180 milioni di euro l’anno. Mancava un decreto che potesse scongelare quei soldi e in tutti questi anni la bozza del decreto è rimasta chiusa nel cassetto dei vari ministri che si sono succeduti. A febbraio del 2012 sono stato a Roma dall’allora Ministro alla Salute Renato Balduzzi, il quale si era detto disponibile a definire la situazione iniziando proprio con la nostra categoria, ovvero i talassemici. A quell’incontro erano presenti anche importantissime associazioni di persone non talassemiche ma comunque contagiate, come il Comitato Vittime Sangue Infetto, i quali chiedevano equità di trattamento. Ad ogni buon modo alcuni mesi dopo, per non fare un torto a nessuno, l’allora Ministro Renato Balduzzi, con il suo collega Mario Monti (Ministro dell’Economia ad interim e Presidente del Consiglio), firmò il famoso decreto attuativo stravolto da come lo conoscevamo noi, e che di fatto esclude oltre il 90% di tutte le categorie di danneggiati. Insomma, l’accordo a cui eravamo arrivati in anni di trattative non su rispettato e ci fu quindi una decisione unilaterale. Tra l’altro quei pochi ammessi non hanno ancora visto un euro. Nel frattempo sono morte migliaia di persone innocenti, ed altre migliaia hanno visto le loro vite rovinate. Oltre la patologie di base si deve fare i conti con le complicanze dovute al contagio. Questa vicenda del sangue infetto è senza ombra di dubbio la più triste ed ingiusta che la storia della Sanità italiana abbia potuto concepire, sia per il fatto stesso che sia accaduta, sia per il modo in cui è stata trattata. Nel frattempo i responsabili (Duilio Poggiolini &C.) sono liberi cittadini che continuano a percepire pensioni d’oro. Siamo convinti che non siamo gli unici ammalati, ma che l’intero sistema lo sia. L’Italia, sotto questo profilo, non è classificabile come un Paese civile, ed i governi che ci hanno escluso dal diritto di essere risarciti hanno enormi responsabilità. Quello che chiediamo in questo momento è una legge che possa modificare il Decreto del 4 maggio 2012, che attraverso l’articolo 5 ci esclude dal poter transare per assurdi paletti secondo i quali saremo prescritti. Abbiamo impugnato il Decreto al Tar del Lazio, alla CEDU ed altre azioni sono in programma, e nell’attesa siamo preoccupati che la cassazione possa stravolgere i precedenti gradi di giudizio che ci vedono favoriti nei confronti dello Stato. Siamo anche stufi di chiedere interrogazioni parlamentari che si sono rivelate solo una perdita di tempo. Il sottosegretario Paolo Fadda ha la delega per la questione del sangue infetto, e nei prossimi giorni incontreremo i nostri legali per capire se, insieme, possiamo addivenire ad una soluzione risolutiva. Ci aspettiamo che il sottosegretario, essendo un nostro conterraneo, ci sia di aiuto, visto che sono oltre 600 le persone sarde coinvolte.

 

L’Assessorato alla Salute, e la Regione in generale, sono abbastanza vicini ai talassemici e ai loro familiari?

 

Sono dell’idea che non si faccia mai abbastanza. Questo è naturale quando si parla di argomenti complessi come quello della sanità. Si potrebbe fare di più e meglio, ma come ho detto prima si lavora sempre in emergenza. Con l’Assessore alla Sanità Simona De Francisci, sopratutto nel primo anno della nostra attività associativa, abbiamo lavorato molto bene. Abbiamo presentato un progetto di sensibilizzazione volto alla donazione del sangue mediante una forte campagna mediatica finanziata e distribuita proprio dall’Assessorato alla Salute con 40 mila €  per il 2012. La campagna è stata un vero successo. Non solo: i filmati e le locandine digitalizzate, mediante i social network, hanno fatto il giro della penisola, arrivando perfino all’estero. Anche un bel ritorno per la Regione Sardegna che è stata apprezzata per l’impegno. Parlando sempre di raccolta sangue sappiamo che in Regione, fra gli enti e gli assessorati, stanno girando mail interne di invito alla donazione. In effetti sono migliaia i dipendenti della Regione che potrebbero donare, e molti di questi ora lo fanno. Sempre nel 2012, grazie ad una storica manifestazione avvenuta il 27 novembre e organizzate da Thalassa Azione Onlus e Thalassemici Sardi Onlus sotto il Palazzo del Consiglio Regionale, abbiamo raccolto la solidarietà della Regione Sardegna (manifestazione che ha visto circa 200 persone con talassemia e trasfusi occasionali impegnate a protestare contro il governo centrale di Roma per l’esclusione dalle transazioni per la questione del sangue infetto – ndr). Il Governatore Cappellaci con l’Assessore De Francisci, insieme ad alcuni capi gruppo del PD e del PDL, interrompendo una riunione del Consiglio per sentire le nostre ragioni, ci hanno incontrato ed hanno successivamente scritto una lettera all’allora Presidente del Consiglio Mario Monti. Non arrivò mai nessuna risposta, ed oggi quelle stesse persone a Roma continuano ad avere incarichi. Mario Monti mi risulta essere ancora senatore. Quest’anno, sempre per la stessa vertenza abbiamo incontrato l’On. Bersani del PD, l’On. Giorgia Meloni dei Fratelli d’Italia ed abbiamo sfiorato Mario Monti ad una manifestazione di presentazione della Lista Civica al Palacongressi della Fiera. Sappiamo di alcuni movimenti del Movimento 5 Stelle.

Tornando alla Regione Sardegna, quest’anno non abbiamo potuto ripetere le nostre iniziative, pare per problemi di legati alle scarse risorse economiche. Per esempio non è stata ripetuta la campagna sangue denominata “Abbiamo Bisogno di Te”.Inoltre ancora non si è messo mano alle leggi di settore sociale, e tuttora c’è una differenza di trattamento fra i pazienti con talassemia che percepiscono un piccolo rimborso chilometrico con la Legge Regionale 27/83, rispetto ai nostri amici nefropatici che invece, mediante una legge migliore della nostra (la L.R. 11/85) hanno rimborsi più cospicui. In sostanza a noi viene calcolato un rimborso chilometrico tenendo conto il costo del carburante, che però è fermo da 30 anni. C’è da aggiungere poi che già dal mese di marzo del 2013 lo screenig per le microcitemie è a pagamento, e l’ASL 8 di Cagliari non può più coprire le spese che derivano dal tiket. Abbiamo quindi incontrato l’Assessore De Francisci ma abbiamo rimandato la discussione poiché Thalassa Azione ha deciso di coinvolgere anche il neonato Comitato “In difesa del Microcitemico” nelle scelte da portare in discussione. La nostra intenzione è di chiedere alla Regione un coinvolgimento importante affinché si possa scrinare tutta la popolazione sarda in età fertile. Stiamo elaborando un documento dettagliato che tenga conto dell’affluenza dell’utenza nei vari centri dell’isola. Siamo del parere che le persone debbano essere a conoscenza del loro stato di microcitemia, in modo tale da poter fare una scelta consapevole al momento di avere un figlio. La talassemia fa parte delle malattie rare, ma in Sardegna non lo è affatto. Ecco perché dell’importanza dello screening. 

 

Quali saranno le prossime iniziative di Thalassazione?

 

Sabato scorso (26 ottobre ndr) si è svolto il primo meeting regionale sulla talassemia organizzato da Thalassa Azione. Erano presenti ospiti di Ferrara e Milano, oltre che numerosi medici e specialisti da tutta l’isola. Ma quello che più mi ha emozionato è stato vedere la sala dell’Hotel Regina Margherita strapiena di persone con talassemia. Che grande emozione per me e per tutti noi! Abbiamo inaugurato la seconda stagione nelle scuole ed insieme all’AVIS e all’ADMO di Quartu Sant’Elena stiamo girando per scuole e licei. L’obbiettivo è sensibilizzare i giovani a donare il sangue e il midollo. Stiamo raccogliendo tanti nuovi donatori, anche grazie alle borse di studio dell’AVIS.

Continuano i Raduni del Cuore in tutta l’isola e a Cagliari ne stiamo facendo uno al mese. Invitiamo pubblicamente tutti a contattarci per fissare un appuntamento. Daremo risalto come sempre ai Raduni, in occasione dei quali un gruppo di volontari di Thalassa Azione offre ai donatori la colazione, oltre che una caloroso abbraccio. C’è poi una grande iniziativa che stiamo mettendo in piedi, ma ancora non possiamo parlarne. Il 15 ed il 16 Novembre sarò a Ferrara per un importante meeting europeo organizzato da ENERCA e UNITED. Quest”anno abbiamo ricevuto  una donazione da parte del calciatore Naingolan di 6 mila € e mille € da parte di una nostra associata che li ha donati in memoria della madre scomparsa. Stiamo per chiudere un progetto importante con la SUPEREMME (Supermercati Pan) che quest’anno ha deciso di non addobbare di luminarie natalizie i propri Iper Pan e Super Pan e destinare i soldi per la ricerca scientifica.

 

La tua storia è stata molto sentita in Sardegna, come hanno reagito le autorità?

 

Riguardo il trapianto genetico per guarire dalla talassemia, e che mi vede protagonista come unico sardo, ho ricevuto la vicinanza e l’affetto, oltre che della gente, del Presidente Ugo Cappellacci, dell’Assessore Simona De Francisci, del Direttore Generale della ASL8 Emilio Simeone, come di funzionari vari e del consigliere regionale Edoardo Tocco. Mi hanno telefonato e si sono attivati quando ero in pericolo. So che Cappellacci si è messo in contatto con il circolo degli immigrati sardi a New York affinché potesse mandare donatori di piastrine. Tramite mio suocero mi sono arrivati i saluti dell’intera comunità di Villaputzu, con il sindaco Codonesu, così come anche mi ha scritto il Sindaco di Quartu Sant’Elena Mauro Contini, e Marco Sini di Monserrato, mio comune di origine. Anche il Leader di Unidos Mauro Pili, così come il Presidente dell’Autorità Portuale Piergiorgio Massidda mi hanno scritto e incontrato. Insomma, un affetto di tipo trasversale! Ho portato dagli USA un berretto di una squadra di baseball molto famosa a NYC e conto di consegnarlo a Cappellacci come simbolo del mio viaggio e come piccolo dono simbolico per tutti i sardi. Mi piacerebbe incontrarlo per consegnarglielo. Pure Maurizio Porcelli mi ha chiamato ed invitato come ospite d’onore della Fondazione Alziator, martedì 29 scorso sono salito sul palco del Teatro delle Saline per premiare uno scrittore e raccontare la mia storia. Una buona occasione per ricordare i Professori Cao e Galanello.Li ringrazio davvero tutti, e so che si tratta di affetto disinteressato, dal momento che io neppure voto (Ivano ha consegnato la propria tessera elettorale al Presidente della Repubblica Napolitano in segno di protesta pacifica contro la vicenda del sangue infetto ndr). Tornando a Piergiorgio Massidda devo ammettere che mi è stato vicino come se fosse un parente. Pensare che l’ho incontrato solo due volte. Quando ci siamo incontrati mi ha detto commosso  (riferendosi alle note vicende che lo vedono coinvolto a seguito della decisione del Consiglio di Stato  e che lo vedrà rimosso dal suo ruolo di Presidente dell’Autorità Portuale di Cagliari) : “i miei problemi sono nulla di fronte ai tuoi, ed io ho solo da imparare da te per il coraggio con cui li stai affrontando”. Mi è venuto naturale allora lanciargli una sfida:  “facciamo una gara in bicicletta dal valore simbolico”. Ha risposto pubblicamente su facebook che accetta la “sfida”. Ne vedremo delle belle! Per me sarà un’altra occasione per parlare di talassemia, e sono certo che potremo fare qualche cosa di utile per raccogliere fondi per la ricerca scientifica. Ma non solo i politici. Mi sono stati vicini i fratelli Lorrai dei Lapola e Giampaolo Loddo. Mi piacerebbe incontrare Massimo Cellino, Nicola Grauso, Renato Soru, Massimiliano Medda, Benito Urgu, e tanti altri nomi illustri della nostra isola, per coinvolgerli e sensibilizzarli tutti al problema della talassemia. Grazie alla nostra associazione possiamo fare tanto per questa malattia che, in una maniera o nell’altra, riguarda tutti i sardi. E credo si possa fare anche una grande raccolta di denaro per continuare a finanziare la ricerca. Qualche giorno una biologa di Villacidro si è trasferita a New York, per imparare la tecnica sperimentale e riportarla a casa nostra, al Microcitemico di Cagliari. Si tratterrà un anno intero e servono soldi. Inoltre io stesso dovrò andare ancora diverse volte per fare dei controlli. Essendo un protocollo sperimentale la Regione Sardegna non può partecipare con donazioni, tutto si svolge grazie al buon cuore delle persone che attraverso le associazioni e le fondazioni finanziano il progetto. 

Ma io dico che se ognuno di noi, compresi e specialmente i politici e gli imprenditori che presumibilmente non hanno grosse difficoltà economiche, mettono mano al portafoglio, anche con un contributo minimo, noi potremo sperare di sconfiggere una volta per tutte la talassemia. 

 

Circola voce che saresti pronto per la carriera politica, idee per le prossime regionali?

 

Smentisco categoricamente. La politica è una cosa seria, e credo che un cittadino prima di candidarsi debba essere molto preparato. Io poi sono alcuni anni che neppure esercito il mio diritto di voto, giacché ho spedito la mia tessera elettorale a Napolitano per protesta riguardo la situazione del sangue infetto. Devo però ammettere che sono molto dispiaciuto di non votare, partecipare attivamente alla scelta dei nostri amministratori locali, a partire dalle comunali per arrivare alle regionali. La politica nazionale non mi interessa più, troppe delusioni. E a costo di essere giudicato un qualunquista non vedo troppe differenze tra i grandi partiti e le coalizioni a livello nazionale. Invece credo molto nell’importanza delle amministrazioni comunali, e rimango affascinato dalle piccole comunità rurali che non si capisce come facciano a campare. Però, se fai caso, man mano che sali di “livello” tutto diventa meno affascinante e poetico.

Federica Lai

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