Italia, si va verso il lockdown sino al 3 maggio. Confindustria: a rischio 8,8 milioni di posti di lavoro

Conte lavora al nuovo decreto: altre tre settimane tutti a casa e pochissime deroghe sulle riaperture, mentre sembra lontana la fine dell’incubo per alberghi, bar, ristoranti e palestre. In zone turistiche come Pula e Villasimius si rischia per molte settimane la serrata totale degli alberghi. “Qui bisogna dare date certe per capire quando potremo dare da mangiare gli italiani”, dice la vice presidente Mattioli di Confindustria. No degli scienziati


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Italia, si va verso il lockdown sino al 3 maggio. Confindustria: a rischio 8,8 milioni di posti di lavoro. Conte lavora al nuovo decreto: altre tre settimane tutti a casa e pochissime deroghe sulle riaperture, mentre sembra lontana la fine dell’incubo per alberghi, bar, ristoranti e palestre. In zone turistiche come Pula e Villasimius si rischia per molte settimane la serrata totale degli alberghi. “Qui bisogna dare date certe per capire quando potremo dare da mangiare gli italiani”, dice la vice presidente Mattioli di Confindustria, che ricorda come in Germania invece le industrie e le fabbriche siano al lavoro. Ma il comitato scientifico è irremovibile, e così Conte: prima la salute dei cittadini, l’emergenza sanitaria ancora non consente un allentamento della presa. La difficoltà di reperire tanti tamponi, le App per il controllo degli ex positivi che ancora non si vedono e i test sierologici col dubbio sono altri ostacoli insormontabili in questo momento di enorme difficoltà.

Il governo va verso il prolungamento del lockdown fino al 3 maggio, forse già domani avremo l’ormai consueto annuncio di Conte su Fb. E tante sono le voci di preoccupazione che sta raccogliendo il nostro giornale: dai baristi ai ristoratori, dai titolari delle palestre ai semplici cittadini, e a chi è in cassa integrazione e ancora non ha visto un euro. Da una parte la paura del virus che arretra soltanto di poco, il bollettino giornaliero dei morti che non si arresta, dall’altra la paura di un’economia totalmente strozzata anche in Sardegna, senza sangue, senza turismo, in una tenaglia sempre più soffocante. Non sarà una Pasqua felice, con 300 pattuglie nelle strade del Cagliaritano a evitare- giustamente- gli spostamenti di chi dovrà stare a casa, e non potrà questa volta festeggiare con i parenti. 33 giorni di lockdown mettono a dura prova le famiglie, le coppie che stanno insieme e quelle che non possono neanche più vedersi, magari soltanto perché uno dei due risiede a Cagliari, l’altro a Monserrato. Sì, dobbiamo stare a casa per evitare ancora tutti i contagi possibili. Ma anche il giornalista Luca Telese oggi su La7 chiedeva: perché non iniziare s stabilire date certe, a fare lavorare almeno le aziende che possono garantire la sicurezza? Per quanto tempo potremo chiudere tutto senza avere una catastrofe economica?

Dunque sarà chiusura totale sino al 3 maggio, e poi chissà. Dipenderà dal virus, ma è chiaro che non si riaprirà tutto subito e per gli spostamenti dei cittadini bisognerà quasi certamente aspettare ancora. È quanto si apprende da fonti sindacali al termine del vertice tra il premier Giuseppe Conte e le parti sociali. Secondo le stesse fonti si valuta la possibilità di poche riaperture mirate nell’ambito dei codici Ateco delle attività essenziali. Nei prossimi giorni – si spiega – verrà istituito un gruppo di lavoro per prefigurare le condizioni per una riapertura progressiva. Una “ponderazione”, come è stata chiamata, cioè, dell’elenco delle riaperture e istituzione di un nuovo Comitato di esperti, economisti e industriali, che affiancherà il Comitato tecnico scientifico per mettere a punto una road map, una griglia di regole per prefigurare le condizioni per una riapertura progressiva anche di altri settori della convivenza civile non secondari, a cominciare dai trasporti, come ricorda Quotidiano.net. Ma che ne sarà di tutti i nostri amici che hanno un’attività commerciale, dei camerieri, dei ristoratori, dei lavoratori del turismo, e di tante, tante altre categorie? Temevamo il dopo virus, sapendo che sarà probabilmente come un dopoguerra. Ma ancora più terribile è non sapere quando arriverà, il dopo virus.

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