Ispina Wang: “I cinesi a Cagliari asociali? No, timidi. E danno tanto lavoro ai sardi”

La comunità con gli occhi a mandorla, 2mila persone, apre negozi e ristoranti anche in città ma rimane ancora molto “chiusa” nei confronti dei cagliaritani: “No, la timidezza si sta sciogliendo. Non rubano il lavoro, anzi, creano posti nuovi”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA a Ispina Wang. Cosa ne pensate?


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I cinesi a Cagliari? Duemila, all’incirca: seconde generazioni appena sbocciate, forse ancora troppo presto per una vera e propria integrazione con i cagliaritani. C’è il mantra eterno del “ci rubano il lavoro”, perché propongono prezzi bassi e perché sono circondati da quel misterioso alone di riservatezza portata all’estremo, in moltissimi casi. Meglio, le eccezioni sono rarissime: ma qualcosa, pian piano, starebbe cambiando. Ispina Wang (vero nome Chiara Sini, sarda doc ma con la Cina nel cuore) ha 37 anni ed è la presidentessa dell’associazione “Cina più vicina”. Da dieci anni ha sposato la causa cinese, e sta contribuendo a far uscire la vasta comunità con gli occhi a mandorla dall’anonimato: “Sono ancora molto discreti, capita perché non siamo ancora alla terza generazione, e chi vive qui ha ancora problemi a parlare la lingua locale. Ma quando imparano l’italiano, o il sardo, le barriere cadono subito. Quest’anno c’è stato il primo Capodanno Cinese, confermato anche per il 2019 con una settimana di eventi, all’insegna di un gemellaggio culturale”.
I cinesi rubano il lavoro? “No, anzi, da chi ha aperto il più piccolo negozietto a chi ha aperto il più grande ristorante, tutti creano opportunità di lavoro, assumendo sia sardi sia altri stranieri, come i kirgisi, i kazaki o i filippini”, dice la Wang, “spesso bisogna ricordarsi che anche noi sardi, quando andiamo da qualche parte o anche quando ci riuniamo all’Università restiamo tra noi, ascoltando musica sarda e mangiando solo cibo sardo”. C’è anche un progetto-gemellaggio all’orizzonte tra Cagliari e Xian: “Due città molto simili, per quanto quella cinese abbia sedici milioni di abitanti. Dai matrimoni ai funerali passando per il cibo, lì ci sono ravioli simili ai culurgiones e una pasta quasi identica ai malloreddus, oltre a un filindeu ovviamente molto più grande, senza scordarsi della gallinella sarda. Siamo già al lavoro con imprenditori, associazioni di categoria di commercianti e istituzioni” per celebrare un matrimonio dal sapore sardo-cinese.


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