“Io, studente gay cagliaritano a Milano, insultato e aggredito per una maglia scollata”

La testimonianza di Marco Pusceddu, 21enne di Cagliari ma residente a Milano dove studia per diventare fashion designer: “Un uomo, sul tram, mi ha insultato dandomi del fr**** di mer**, poi mi ha dato uno schiaffo. Sosteneva che lo stessi filmando col cellulare, tutto falso. Dopo aver vissuto un’aggressione omofoba sulla mia pelle sosterrò ancora di più il Gay Pride. Nessuno mi impedirà mai di essere me stesso e di indossare la mia maglietta scollata”


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Un caso di presunta omofobia, quello raccontato dal 21enne cagliaritano Marco Pusceddu, omosessuale, da qualche tempo residente a Milano perchè iscritto “alla Milano fashion school”, visto che vuole diventare fashion designer. L’episodio risale al ventiquattro giugno scorso, a bordo “della linea nove dell’Atm”. Il giovane precisa subito di non aver fatto denuncia “perchè sarebbe contro ignoti, è praticamente impossibile trovare l’aggressore”. L'”aggressore”, stando alle parole di Pusceddu, è un uomo “che mi ha guardato male sin da quando sono salito sul tram. Erano le sedici, stavo andando in palestra. Visto che faceva già caldo, il giorno ho indossato una maglietta molto scollata e effettivamente appariscente, ma a me piace così. L’uomo, seduto affianco a una donna, ha iniziato a insultarmi, dicendomi ‘fr**** di mer**, fai schifo, finoc****’. Non ho reagito ma ho fatto finta di guardare il cellulare. A un certo punto si è alzato e mi ha dato uno schiaffo molto forte, sostenendo che gli avessi fatto una foto, cosa non vera. Poi è sceso dal tram, forse era pure ubriaco. Ha cercato di tirarmi addosso una bottiglia di birra, ma le portine del mezzo l’hanno bloccata”. Il tizio, poi, si sarebbe dileguato: “Alla fermata successiva ho visto che c’erano dei poliziotti, sono sceso dal tram e ho raccontato tutto agli agenti. Con me è sceso uno straniero, che ha testimoniato a mio favore mentre gli altri italiani si sono limitati a fare di ‘no’ con la testa”. Poi, Marco Pusceddu ha cercato di ritrovare l’aggressore “con l’aiuto dei poliziotti, ma non l’abbiamo trovato”.

 

Perchè voler raccontare questo fatto, prima sui social e poi su un giornale, mettendoci la faccia? “Non per essere compatito, non mi interessa”, afferma il ventunenne, “fatti simili sono però dovuti al clima di terrore e di odio che propaganda qualche politico. Ecco perchè esistono i gay pride, e ora che anche io so cosa vuol dire essere aggrediti per strada lo sosterrò a gran voce e ancora di più. Nessuno mi impedirà mai di indossare la mia maglietta scollata e di essere me stesso. Denunciate e difendetevi. Siate forti, sempre”.