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Ventidue anni, a breve in tasca una laurea in Fisica e tanti sogni nel cassetto. Il principale? “Lavorare in un grande laboratorio”. Progetti e obbiettivi, quelli di Alessandro Trudu, 22enne di Decimomannu, che riesce a imbastire grazie a un intervento che gli ha salvato la vita. Nel 2014, quando aveva sedici anni, la sua esistenza cambia nel giro di pochi secondi: “Ho avuto un atroce mal di testa, ho scoperto di avere un tumore al cervelletto”. Un medulloblastoma cerebellare, questo il termine medico corretto: “Sono stato operato al Microcitemico, ho trascorso due anni prima di assorbire un colpo non certo facile. Poi, sono andato avanti con le cure di fisioterapia e chemioterapia, continuo ancora oggi a prendere pastiglie per la tiroide”, spiega il giovane. C’è anche lui a manifestare contro il cambio, deciso dalla Regione, dell’ospedale di via Jenner. “Il cambiare continuamente da un operatore all’altro crea grosse difficoltà per noi pazienti, non sai mai dove devi andare a fare le visite”. Problemi che si riflettono, secondo Trudu, anche “sui dottori che devono lavorare insieme a noi”. La facciata multicolore e le corsie dell’ospedale, il ventiduenne, le conosce sin troppo bene.
“Devo andare lì almeno 3 volte l’anno per risonanze, visite audiometriche e altre, di routine. L’aiuto che sto ricevendo dai dottori angeli del Microcitemico è importante, non è il ‘classico’ ospedale dove tutti sono freddi e devi attendere tempi lunghi. Bisogna mantenerlo così com’è”, osserva deciso Trudu. “Non smetterò mai di ringraziare i dottori per ciò che hanno fatto e voglio continuare ad avere, da loro, tutti i consigli dei quali ho bisogno”.