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Al posto del vociare dei clienti, spesso turisti, c’è un irreale silenzio, con un’eco altrettanto “particolare” che si ripercuote sin dentro la cassa, vuota. C’è anche il ristorante Il Bastione di Cagliari nel lunghissimo elenco dei locali chiusi dopo il decreto anti-Coronavirus del Governo Conte: “Dal dodici marzo siamo fermi, zero incassi”, spiega Alessandro Depau, co-titolare dello storico locale aperto sin dal 1972 e meta di tantissimi vacanzieri. “Il prestito previsto dal Governo sarà utile, forse, solo per pagare le tasse, non certo per far ripartire l’attività. Non so ancora se lo chiederemo, fortunatamente siamo una delle ‘mosche bianche’ nel settore perchè le mura del locale sono nostre, ma mi metto nei panni dei colleghi che devono pagare l’affitto, la gestione della struttura e decine di dipendenti”. Per questi ultimi c’è il “salvagente” della cassa integrazione: “Esatto, i nostri tre sono tranquilli, sotto questo punto di vista”. Ma, a quasi un mese dalla serrata e senza nessuna data di riapertura certa, Depau nota che “nelle ultime settimane ho avuto solo spese. Ho pagato circa mille euro di bolletta elettrica per i due locali”.
Che fare? Ormai il dado è tratto, l’opzione della richiesta del prestito è l’unica percorribile: “Sì, ma chi ci governa potrebbe cambiare idea e darci soldi a fondo perduto o, magari, spalma gli aiuti economici in maniera graduale? Io ho sempre pagato tutto, potrò chiedere il bonus di 600 euro perchè faccio anche un altro lavoro ma la situazione rimane grigia”, conclude, sconsolato, il 54enne.