Da “450 euro” a “centocinquanta, in media”. Una differenza troppo elevata per Elisa Tumatis, ventisettenne di Maracalagonis, da oltre un anno lavora come rider. Per Just Eat, la società di “food delivery” che ha deciso di trasformare i suoi collaboratori in veri e propri lavoratori dipendenti. Con tanto di contratto, che contiene nuove regole e paghe, base, fisse: “Sono invalida, posso lavorare solo come rider perchè è un lavoro flessibile, quando sto male posso interrompere il turno. Ora mi hanno proposto 20 ore di contratto, ho già firmato il contratto di recesso. Però, visto che lavoro con l’auto, loro non vogliono più e, quindi, rischio di essere tagliata fuori”, spiega la giovane. “Solo bici elettrica o scooter. Prima facevo anche 450 euro alla settimana, ora al massimo ne farei centocinquanta, meno le trattenute. È una paga troppo bassa, il mezzo lo devo mettere io e non posso rifiutare le proposte di consegna”. E allora, decisione presa: “Rifiuto, non farò più questo lavoro”, afferma, decisa.
E la vita da rider, almeno per quanto riguarda Elisa Tumatis, non è stata sicuramente semplice: “Spesso mi è capitato di essere aggredita verbalmente dai clienti. Volevano che salissi sino al piano per consegnare il cibo, ma è vietato: un uomo è sceso, infuriato, e mi ha strappato di mano la borsa termica, prendendo i pacchetti e, poi, scaraventando la borsa per terra. Ho deciso di non lavorare più”.