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La Corte Costituzionale ha respinto anche l’ultimo ricorso del governo contro le norme della regione Sardegna sul ripristino di 4 province un tempo soppresse per far risparmiare i cittadini e sull’istituzione della rete metropolitana di Sassari. La Regione può ora attuare la riforma del 2021, rimasta in sospeso proprio a causa delle impugnative. All’attenzione del consiglio regionale c’è già una proposta di legge per disciplinare la fase di passaggio dall’attuale assetto a quello ridisegnato dalla riforma, attraverso la nomina di commissari e amministratori straordinari.
Con sentenza pubblicata oggi la consulta ha ritenuto inammissibili le questioni di legittimità sollevate il 22 dicembre 2023 dal consiglio dei ministri sull’articolo 120 della legge regionale 9 del 2023, il cosiddetto collegato alla finanziaria 2023. La norma introduceva una serie di indicazioni per l’applicazione della riforma degli enti locali del 2021, parte della quale era stata impugnata dal governo. In particolare, la Consulta si era dovuta pronunciare nel marzo 2022 sull’articolo 6 di quella legge, la 7 del 2021, che riguardava l’accertamento della volontà dei territori interessati alla definizione delle province e l’ipotesi di un referendum consultivo. La riforma ha introdotto una modifica della circoscrizione territoriale della città metropolitana, estendendola, e poi ha istituito (di fatto riesumandole) le province della Gallura Nord-Est Sardegna, Ogliastra, Sulcis-Iglesiente e Medio Campidano, che si aggiungono alle già esistenti Province di Oristano e di Nuoro, quest’ultima interessata anche da una variazione territoriale. Inoltre, sono state soppresse le Province di Sassari e del sud Sardegna.
Secondo il governo, la regione non avrebbe potuto invocare la potestà legislativa primaria in materia di ordinamento degli enti locali. Gli avvocati della regione, invece, hanno presentato una serie di osservazioni che sono state accolte dalla consulta.