In Sardegna boom di nuovi poveri, in fila alla Caritas per olio e zucchero: “Colpa anche del Covid”

Sessantamila persone bussano alle porte del centro diocesano, il doppio rispetto al 2020. Il dramma della povertà avvolge tutta l’Isola, e tra gli immigrati spiccano i nigeriani e i marocchini: “Paghiamo già le crisi precedenti, c’è anche chi ha uno stipendio ma non riesce a fronteggiare la crisi”. La mensa Caritas sforna, ogni giorno, ben 95mila pasti


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“La povertà in Sardegna è aumentata e la pandemia è una delle responsabili, ma ci sono anche problemi di altra natura, legati alle crisi precedenti., C’è un forte incremento di nuovi poveri che, per la prima volta, si sono affacciati ai servizi della Caritas”. A dirlo é Franco Manca, responsabile del centro studi della Caritas della Sardegna. Il 2021 che sta per terminare verrà ricordato come un anno nero, anzi, nerissimo. Il periodo di riferimento dei dati va dal settembre 2020 al settembre 2021. La prima osservazione è che la povertà, in Sardegna e anche nella diocesi di Cagliari, purtroppo è aumentata e la causa principale è da addebitare alla presenza del Covid che, con le ondate successive ha provocato enormi danni sia sul piano sociale che su quello economico. Il riscontro di questa situazione lo si può avere dalle presenze nella mensa della Caritas che nel periodo di riferimento ha sfornato 95mila pasti. Decisamente consistente è stata l’attività del Centro diocesano di assistenza che ha registrato un incremento degli utenti del 43,7%, quasi il doppio rispetto ai due anni precedenti. Possiamo stimare che le persone raggiunte attraverso questo servizio si avvicinino alle 60mila. Nel Centro vengono distribuiti alle famiglie bisognose generi di prima necessità (pasta, riso, olio, zucchero) ma anche abbigliamento, farmaci, giocattoli, libri. Come si può osservare, sono numeri importanti che mettono in luce la criticità dell’attuale situazione. Questa analisi tiene conto di un campione di utenti pari a 4621 persone. L’analisi del campione pone in evidenza alcuni cambiamenti significativi. Si tratta di capire se essi siano di natura strutturale o di tipo congiunturale, legati in maniera particolare alla crisi pandemica. Occorre comunque evidenziare il fatto che le crisi sono ricorrenti. È ben vero che nel corso del 2021 la principale variabile economica, il Pil, è rimbalzata e anche in maniera importante nel secondo e terzo trimestre, ma occorre sottolineare il fatto che questa crescita non è stata sufficiente a colmare il deficit avuto nel 2020 (- 8%), anzi è distante diversi punti percentuali e di certo l’incremento avuto è minore di quello che si è registrato a livello nazionale, come affermano la Banca d’Italia e anche il recente rapporto Svimez. Ma va anche evidenziato il fatto che, ancora nel 2019, la Sardegna non aveva recuperato il forte calo dell’economia determinato dalla crisi del 2008. Questa situazione ha contribuito fortemente alla crescita della povertà, come testimonia l’ultimo rapporto Istat che indica in 101mila famiglie lo stato di povertà relativa (in Sardegna nel 2020 erano 94mila nel 2019).
“C’è un aumento anche di persone che, pur avendo un reddito, non riescono a fronteggiare la crisi, e notiamo pure un cambiamento dei flussi migratori, oggi in prima linea ci sono paesi quali Nigeria e Marocco, prima invece si trattava di paesi europei”, aggiunge Manca.  Una ulteriore caratteristica della povertà in Sardegna è costituita dal fatto che vi è stato uno degli incrementi più elevati di nuovi poveri, stimato in un +51,5%. In sintesi si può affermare che:la povertà è aumentata soprattutto a causa dei nuovi poveri e la principale causa di questo aumento è addebitabile alla pandemia; sono cambiate alcune caratteristiche della povertà che, relativamente agli immigrati, vede una crescita delle persone provenienti dall’Africa rispetto a quanto accadeva nel passato, dove la prevalenza era di persone provenienti dall’Est europeo; si registra un forte incremento dei celibi e delle nubili;  crescono gli utenti che vivono da soli, come evoluzione di ciò che accade nella struttura familiare; la disponibilità di un reddito sia da lavoro, sia da pensione non è una garanzia di uscire dalla linea della povertà, posto che oltre il 25% degli utenti dichiara di avere un’entrata del tutto insufficiente a sostenere se stesso e la propria famiglia. Il fenomeno risulta in costante crescita. Si tenga conto del fatto che nell’indagine del 2021 i disoccupati erano il 50,7%; si registra una crescita anche delle casalinghe;  molto consistente è la parte degli interventi destinata all’erogazione di beni e servizi. Per quanto riguarda l’azione della Caritas diocesana nel territorio, oltre ai servizi già citati vanno ricordati anche gli altri interventi, opere-segno e progettualità portate avanti, nell’ottica della promozione umana e di una carità trasversale: tra queste, le accoglienze a bassa soglia in co-progettazione con il Comune di Cagliari, l’Ambulatorio medico polispecialistico, ma anche le tante progettualità finalizzate a ridare speranza alla gente e ai territori, a iniziare da quelli più marginali: basti pensare al progetto Terre Ritrovate portato avanti nel Gerrei attraverso il braccio operativo della Caritas diocesana, l’Impresa sociale Lavoro Insieme, finalizzato a restituire fiducia a realtà un tempo abbandonate, segnate da povertà e spopolamento, che ritornano a vivere grazie all’azione di una Chiesa attenta, sullo sfondo dell’impegno verso un’economia etica e sostenibile, rispettosa della persona e dell’ambiente. Ancora, i molteplici interventi a favore delle persone più fragili, che partono sempre da un ascolto costante. L’impegno in carcere, accanto agli affidati alle misure alternative per offrire una possibilità di riscatto; quello della Fondazione anti-usura Sant’Ignazio da Laconi contro l’usura e il sovra-indebitamento, problema ulteriormente aggravato a causa della pandemia: si parte appunto dall’ascolto per capire se una persona abbia i requisiti perché si possa intervenire e, in mancanza di essi, trovare soluzioni alternative. La Fondazione, diventata negli ultimi anni un punto di riferimento a livello regionale, garantisce un intervento mirante alla prevenzione, accompagnamento/monitoraggio durante l’intera fase istruttoria e quella della restituzione delle rate; inoltre, si cerca di “educare” all’uso responsabile del denaro. Un impegno a 360 gradi volto ad accompagnare e ridare speranza, che ha visto, ancora di più in questo ultimo anno il rafforzamento della rete della carità, grazie anche all’arcivescovo mons. Giuseppe Baturi, che ha voluto un atto costitutivo e uno Statuto per la Consulta diocesana degli organismi socio-assistenziali e delle associazioni di volontariato: oltre una quarantina di realtà, impegnate in diversi settori, accanto alle persone più fragili. E a proposito di reti territoriali, è importante ricordare anche il progetto Alimentis che vede capofila la Fondazione Caritas San Saturnino, braccio operativo della Caritas diocesana, in rete con i gruppi di volontariato vincenziani presenti in tutto il territorio regionale e con la Casa della fraterna solidarietà di Sassari, grazie al sostegno della Fondazione di Sardegna e della Regione: tutti in prima linea accanto alle persone più bisognose, attraverso uno sforzo comune per contrastare la povertà e garantire i diritti fondamentali, a iniziare da quello all’alimentazione. Ancora, l’impegno verso le famiglie rom, che vede, tra le altre azioni, la partecipazione al progetto PAR (piano di azione regionale), un sistema di interventi pilota per la creazione di tavoli locali e network di stakeholder coinvolti accanto alle comunità rom, sinti e caminanti per favorirne la partecipazione alla vita democratica; l’impegno accanto ai migranti – con i Centri di accoglienza straordinaria, il SAI San Fulgenzio, il Centro d’ascolto per stranieri Kepos e le altre progettualità – e la nuova sfida derivante dalla crisi umanitaria in Afghanistan e dall’accoglienza delle famiglie afghane arrivate nel territorio, in gran parte accolte proprio dalla Caritas diocesana.


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