Impossibile farsi visitare e curare, a Cagliari la strage silenziosa della sanità fantasma

Tempi biblici sia per la prevenzione che per le cure, tanto che si rischia una pandemia oncologica. Chi ha fretta deve rivolgersi da specialisti a pagamento, agli altri tocca aspettare mesi. Colpa della pandemia ma anche di un sistema sanitario fragile che non ha retto il colpo. Raccontateci le vostre storie scrivendoci al 3807476085

La strage da Covid conta molte più vittime dei morti per Covid. Perché alla triste conta ufficiale ne vanno aggiunti altri, centinaia, che hanno perso la vita per colpa della pandemia che ha reso impossibile fare prevenzione e persino curarsi da malattie croniche. Impossibili gli screening, impossibili le visite di prevenzione ordinarie, nel caos più totale prenotazioni e la programmazione. Per non parlare delle cure, negate persino ai pazienti oncologici che hanno dovuto vedersela con chemioterapie saltate e divieto assoluto di entrare in ospedale, proprio per le loro già delicate condizioni di salute.

Un dramma nel dramma che ha naturalmente penalizzato le regioni con più criticità e meno forza nelle proprie strutture sanitarie, che ha travolto il già fragile sistema ospedaliero a corto di personale e portato allo scoperto una serie di criticità persino insospettate. Come è successo in Sardegna. Dall’inchiesta di Casteddu online è emerso che nel Cagliaritano ci sono tante situazioni davvero difficili. Tante, diverse, per patologie differenti, ma tutte accomunate dalla stessa drammatica realtà: nonostante la pandemia in questo momento abbia allentato la presa e gli ospedali si stiano svuotando, farsi visitare in tempi ragionevoli è un’impresa impossibile.

Quattro mesi per un’ecografia della mammella a Cagliari. Una decina di giorni in più per una mammografia al Centro Donna del Binaghi. Tempi biblici che complicano la guerra al cancro al seno, una delle patologie più diagnosticate in Sardegna. Basta dare uno sguardo ai numeri per rendersi conto della drammatica realtà, del concreto rischio che si vada verso una pandemia oncologica: per un’ecografia della mammella all’Ospedale Binaghi di Cagliari occorrono mediamente 126 giorni di attesa, al San Giuseppe di Isili 70, al Poliambulatorio di Mandas 71, in quello di Muravera 35, di Orroli, 27, e a San Nicolò Gerrei 112. Per una mammografia bilaterale al Binaghi 126, San Giuseppe di Isili 81, San Marcellino di Muravera 74. Per una mammografia al seno destro o sinistro al l’spedale di via Is Guadazzonis i tempi di attesa sono arrivati a 139 giorni.

Non va meglio nell’hinterland, per una visita dermatologica a Sestu si va a metà novembre.

Per non parlare delle visite cardiologiche: un controllo al cuore a Monserrato e in tutto il cagliaritano? Se ne parla dopo l’estate, almeno settembre o ottobre, sempre che nel frattempo il covid non rialzi nuovamente la testa, mentre il Policlinico ha cancellato la possibilità di visitare pazienti esterni. Impossibile anche confidare nel Brotzu: per farti visitare devi stare già male, non ci si può andare per visite di routine. Per una visita dermatologica si va a dicembre e servono almeno 45 giorni di attesa per un controllo ginecologico.

L’assenza di screening e prevenzione mette a rischio anche i neonati e i malati cronici: per questo 69 associazioni aderenti all’Alleanza Malattie Rare e al CnAMC (coordinamento nazionale delle associazioni di persone con malattie croniche e rare) di Cittadinanzattiva fanno appello alla conferenza delle Regioni, ovvero agli assessori competenti. “Lo screening neonatale è prevenzione, è un programma che fa la differenza talvolta tra la vita e la morte, sicuramente tra una vita in discreta salute e una vita di malattia e disabilità, le cui conseguenze ricadono su chi ne è affetto, sulle famiglie e, infine, proprio sul sistema sanitario e sociale”, dichiarano le associazioni.  Altra questione è a scandalosa incapacità di utilizzare i fondi, pur disponibili.


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