Il vivaio che gestiscono a Quartu finisce all’asta: “A 60 anni perderemo il lavoro per colpa di debiti non nostri”

La serra nella quale Roberta Porcu coltiva fiori dal 2010 insieme al marito, Nazzareno Edosini, presto finirà tra le mani di potrà sganciare almeno 350mila euro: “Il padrone si è indebitato, noi non abbiamo nessuna responsabilità”, racconta, disperata, la donna. “Abbiamo provato a chiedere ai giudici fallimentari di darci ancora qualche mese per organizzarci, per tutta risposta ci hanno intimato di lasciare al più presto la struttura”


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Un’occupazione quasi al capolinea, salvo miracoli, persa per un motivo che li vede passare dal ruolo di semplici rivenditori a “vittime” di una situazione che mai si sarebbero sognati di vivere. Roberta Porcu, 63 anni, e il marito Nazzareno Edosini, di 61, stanno per finire a girarsi i pollici. Dopo aver lavorato per quasi quattordici anni in viale Leonardo da Vinci come titolari della Diva Piante, stanno per restare senza lavoro. Il motivo? La struttura è stata messa all’asta: “Qualche giorno fa c’è stato un primo round, servivano 350mila euro per comprarla, ma non c’è stata nessuna offerta”, spiega, disperata, la donna. Non è lei ad essersi messa in questo pasticcio: “Qui siamo solo in affitto. È il padrone della struttura che, a causa di problemi suoi e sui quali non voglio dire nulla, ha portato me e mio marito a essere messi alla porta. Il nostro avvocato ha cercato, con ricorsi e  opposizioni, di bloccare la procedura  di  sfratto, ma non è servito a nulla”. Oltre a Roberta Porcu e Nazzareno Edosini, nel vivaio lavorano “altre cinque persone. Ci siamo ritrovati catapultati in una vicenda che ci vede totalmente estranei”. Almeno volontariamente. Involontariamente, però, è capitato che la donna avesse firmato un primo contratto di sette anni, dal 2010 al 2017, e un secondo identico, sino a tutto il 2024, con una persona che ha accumulato debiti che, poi, non è riuscito a onorare nei tempi previsti.
E ormai la frittata sembra bella che fatta: “Sono consapevole che le sentenze vadano rispettate, ma questa non la condivido in quanto credo che stia  ledendo il diritto mio e di mio marito, in qualità di agricoltori, di  portare a termine  la  produzione annuale. Credo  proprio  che  il  nostro  sistema  di  giustizia,  valore assoluto di  equità ed equilibrio, stia scadendo in inefficienza e superficialità a discapito delle persone che ogni  giorno lavorano e producono reddito”. Proprio quel reddito, quegli incassi mensili che, nelle previsioni della coppia, avrebbero dovuto traghettarli sino all’età della pensione, nemmeno troppo distante. Ma così non sta andando, purtroppo, e l’immediato futuro è a tinte quanto mai grigie: “Sono amareggiata e delusa da una macchina che non vuole essere presente alla soluzione dei problemi comuni e quotidiani”.


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