Il viaggio del poeta dell’ Isola di Wight arriva a Cagliari

Il concerto dei Dik Dik a Cagliari 


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Di Paolo Piu
Diverse generazioni di fan hanno accolto il 17 ottobre i Dik Dik, uno dei gruppi più longevi nel panorama della musica italiana, al teatro del Conservatorio di Cagliari, per il concerto organizzato dal professor Lucio Tunis, motore e anima della manifestazione, il quale da 15 anni porta nel capoluogo isolano artisti che hanno caratterizzato il palcoscenico musicale degli anni ’60 e ’70, introducendo la serata con una magistrale esecuzione di My Way al sax contralto. Dopo l’esibizione di alcuni cantanti isolani, è stata la volta del gruppo tanto atteso, i Dik Dik, che per un’ora e mezzo hanno tenuto alta l’adrenalina degli spettatori eseguendo i brani più famosi del loro repertorio, che hanno caratterizzato il panorama italiano degli anni d’oro della musica nostrana, avendo avuto il duplice merito di aver fatto conoscere al pubblico i successi internazionali dell’epoca in versione italiana e le canzoni di Lucio Battisti allora ancora sconosciuto. I Dik Dik hanno saputo coinvolgere
e trascinare emotivamente gli spettatori presenti in sala con i loro famosi successi quali “Sognando la California”, “Io mi fermo qui”, “Viaggio di un poeta” e “Il primo giorno di primavera”, eseguiti con la stessa grinta e il medesimo fervore dei loro anni migliori, gli stessi che hanno visto accadere gli avvenimenti storici più importanti della seconda metà del XX secolo, dallo sbarco sulla luna alla guerra del Viet Nam, dal periodo hippie a quello dei Beatles, passando con disinvoltura dalla
musica melodica al pop-rock, testimoni e protagonisti di un periodo storico unico e irripetibile anche nella storia della musica italiana e internazionale. Alla fine del concerto, a sorpresa, hanno eseguito brani dei Pink Floyd e un medley dei Beatles, per terminare con la loro canzone più famosa, “L’isola di Wight”, cantata insieme al numeroso pubblico entusiasta della serata.
Abbiamo intervistato Pietruccio Montalbetti, il leader del gruppo, persona molto disponibile al dialogo, dotato di una grande cultura eclettica, di un’indole e una personalità carismatiche, il quale oltre ad essere un musicista è anche uno scrittore, un viaggiatore e uno studioso in vari campi della cultura. Gli abbiamo posto alcune domande.

Come mai la scelta di questo nome?
La scelta è stata casuale. Cercavo qualcosa di adatto e l’occhio è caduto sul nome di questa antilope africana. L’ho proposto agli altri componenti del gruppo che lo hanno accettato di buon grado.

Il vostro successo dura dagli anni ’60. Sarebbe possibile oggi per un giovane artista raggiungere una popolarità così duratura?
Ognuno di noi ha la propria vita, alla quale facciamo ritorno una volta terminato di suonare o di registrare un nuovo disco. Siamo sempre attenti nella scelta dei brani da incidere e alle qualità artistiche dei musicisti che ci accompagnano.

Avete avuto l’opportunità di conoscere Lucio Battisti. Che tipo di legame avete sviluppato?
Un’amicizia fraterna. Quando arrivò a Milano, pieno di iniziative e di buona volontà ma senza un soldo in tasca, era spesso a pranzo a casa dei miei e andavamo insieme dappertutto. Mi ricordo il viaggio che facemmo sulla FIAT 500 fino a Sanremo, e vedendo il palco ci chiedemmo se mai avremmo potuto esibirci per eseguire le nostre canzoni. Era il ’65. L’anno dopo arrivò il successo.

Che messaggio avete da comunicare ai giovani musicisti di oggi?
Continuate a suonare, ma non sballatevi con alcol e sostanze tossiche. Non serve a nulla. Studiate, lavorate perché con la musica non si campa. Trovate delle alternative che vi permettano di vivere con dignità.


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