“Il portafoglio trovato a Cagliari? Normale averlo restituito: siamo fuggiti dalla Nigeria per un futuro migliore”

Destiny Animene, 33 anni, e la moglie Edith Emmanuele, di 27, vivono col loro bimbo di 3 mesi in affitto: “Il portafoglio con i 400 euro non era roba nostra”. Lui lavora qualche ora come lavapiatti, lei aiuta nella cucina delle suore vincenziane: “In Nigeria si sta malissimo, vogliamo restare qui. Il tetto della nostra casa si è rotto, vorremmo andare in un’altra casa ma, appena sentono che siamo stranieri, non ci affittano nulla”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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Quattrocento euro, una somma che avrebbe fatto sicuramente comodo per fare la spesa anche per più di un mese. Ma Destiny Udoka Animene e la moglie Edith Emmanuel, 33 anni lui e ventisette lei, nigeriani di Agbor, da qualche anno in Italia, quando hanno visto il portafoglio di Nicola Nurcis sul marciapiede di via Azuni l’hanno preso subito e, senza pensarci un attimo, si sono diretti in questura: “Non era roba nostra, è giusto restituirlo”, dice Edith, controllando ogni tanto che il loro piccolo di pochi mesi non si agiti troppo nella culla. Lei è arrivata a Cagliari tre anni fa, “lavoro come aiuto cuoca dalle suore vincenziane, in via dei Falconi”. Lui l’ha raggiunta da un anno, niente posto fisso ma qualche ora, ogni tanto, “come lavapiatti”. Una vita semplice, di sicuro gli sfizi che riescono a levarsi sono pochi, pochissimi. Una nuova vita, quella del loro figlioletto, da tutelare giorno dopo giorno e la volontà, netta, di restare qui, in Sardegna, in Europa, lontani da quella Nigeria “dove si sta malissimo”. La coppia è in contatto con il ristoratore che ha potuto riavere, dopo qualche ora, il suo portafoglio, i soldi e i documenti. Lui ha promesso che cercherà di aiutarli, loro attendono.
“Non ho il permesso di soggiorno”, spiega Destiny. Ed Edith aggiunge subito: “Io ho già i documenti a posto, però viviamo in affitto da qualche mese e, ora, si è rotto il tetto”. Un problema, la riparazione non si sa quando sarà effettuata e loro, da un po’ di tempo, si sono messi alla ricerca di un altro alloggio: “Sempre in affitto, però quando sanno che siamo stranieri ci dicono di no”. Un controsenso, quasi un’assurdità: una coppia che riesce, seppur tra mille difficoltà, a lavorare e mettere ogni giorno il pane sulla tavola “giudicata” solo per la nazionalità. Ma, probabilmente, dopo quello che è un gesto normalissimo, un inno alla semplice onestà, la prossima volta che andranno a bussare alla porta del padrone di un appartamento in affitto non riceveranno un secco, e assurdo, no.


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