La corsa alle elezioni regionali del 16 febbraio in Sardegna sta diventando un copione degno di una sceneggiatura: da una parte il Pd, che non riesce ancora a chiudere sul nome del candidato presidente post-Barracciu rosicchiando ore preziose che diventano giorni e rischiano di scatenare diffuse crisi di nervi, pur se le quotazioni del prorettore dell’Universita’ di Cagliari Francesco Pigliaru sono abbondantemente oltre quelle degli altri papabili. Dall’altra, i Cinquestelle che fanno lo sciopero della fame per implorare Beppe Grillo di concedere loro il simbolo per potersi candidare, il Psd’Az che cerca casa e aggiusta nuovamente la rotta verso il centrodestra pur lasciandosi aperte le porte con il centrosinistra e i partiti costretti a raccogliere le firme entro il 13 gennaio messi con l’acqua alla gola dal decreto che ha anticipato le elezioni, mentre i Zonafranchisti “scissionisti” indicano il loro candidato presidente nel professor Gigi Sanna.
Lo psicodramma Pd – Doveva Renzi, dalla sua Firenze, rivelare l’arcano. Invece, neanche una parola sulla Sardegna dalla direzione nazionale. Sbrigatevela da soli, ha fatto capire il segretario, dopo che il suo fedelissimo Luigi Lotti al rientro dalla trasferta sarda gli ha raccontato in quale caos è precipitato il partito nell’isola. E dopo aver parlato oggi con la Barracciu che, pur se brutalmente silurata, prova a rivendicare un ruolo decisivo nella scelta, in nome di un diritto di veto mai confermato dai vertici regionali del partito. Così, mentre ormai si da per certo che il candidato sarà Pigliaru – assessore della giunta Soru e poi in pesante collisione col capo – essendo in calo il borsino del rettore dell’Università di Sassari Mastino e del segretario della Federazione della stampa Franco Siddi, si moltiplicano incontri e telefonate per arrivare preparati alla direzione di lunedì convocata per le 10.30 nella sede di via Canepa a Oristano. E lì, salvo che il Pd non voglia alimentare la suspence e tenersi la sorpresa nel cassetto fino all’ultimo momento, il nome dovrà venir fuori.
Lo sciopero della fame dei Cinquestelle – Non mangiano, protestano, manifestano, si riconciliano perfino dopo essersi scannati pur di provare a convincere Beppe Grillo a concedere loro il simbolo. Ma ormai pare non ci sia più nulla da fare: l’ex comico è stufo delle liti, delle correnti, dei contrasti, delle contrapposizioni in perfetto stile sardo e il simbolo se lo tiene stretto in quel di Genova. Serviranno lo sciopero della fame iniziato oggi e la mediazione coi vertici del partito, che poi il vertice è solo lui, che stanno tentando le parlamentari locali? Lo sapremo prestissimo: i simboli che correranno alle regionali vanno depositati entro le 20 di lunedì. Ma la situazione è disperata.
Il Partito sardo d’Azione – Fiutata la mala parata con il centrosinistra, Giacomo Sanna e i suoi da Tramatza hanno pronto il piano B e tornano a virare prontamente verso Villa Devoto, perché poi quando si tratta di elezioni il passato – anche recente – si può facilmente dimenticare. Dall’assemblea di Tramatza è emerso chiaramente l’orientamento pro Cappellacci: l’alleanza farebbe trovare casa ai sardisti e allo stesso tempo garantire un pacchetto di voti utile alla causa del centrodestra, che va dritto alla meta senza troppi scossoni.