Una storia vergognosa, nella quale esce malissimo ancora una volta il mondo sardo della sanità. Un comunicatore oculare, strumento indispensabile per una malata di Sla, chiesto ad aprile e promesso entro la prossima settimana solo ieri: “Dopo l’articolo di Casteddu Online”, esordisce, infuriata e soprattutto amareggiata, Giusy Rosso, figlia di Maddalena Saliu, 69enne cagliaritana da due anni in lotta contro la sclerosi laterale amiotrofica. Le sue condizioni sono peggiorate col passare del tempo, sino a dover restare immobilizzata in un letto, incapace di parlare. Solo ieri l’Asl si è fatta viva con la figlia e col presidente dell’associazione “Insieme si può”, Giuseppe Lo Giudice: “Hanno garantito che avremo lo strumento la settimana prossima, sono sconcertata per il fatto che ho chiamato tantissime volte la Asl e mi hanno sempre detto che avrebbero sollecitato chi di dovere. Invece”, afferma la figlia della malata, “lo strumento uscirà fuori solo dopo 5 mesi visto che la pratica, rimasta chiusa in un cassetto, non è mai arrivata a destinazione se non dopo la notizia pubblicata dal vostro giornale”. Adesso non rimane altro da fare che attendere e sperare che a brevissimo il comunicatore oculare arrivi nelle mani giuste.
Il presidente dell’associazione da anni in prima linea per i diritti dei malati di Sla, Lo Giudice, prova a buttare un po’ di acqua sul fuoco: “Grazie alla collaborazione del dottor Massazza dell’Asl 8 dei collaboratori di mettere in condizione la persona di avere il comunicatore, è stata presa in mano la pratica”, ma sul fatto che sia rimasta chiusa in un cassetto ad aprile, come denunciato dalla figlia della sessantanovenne, ammette anche, nell’annunciare di svolte imminenti da parte dell’assessore regionale della Sanità, che “nel momento in cui c’è da criticare critichiamo. In questo caso le tempistiche erano troppo lente e sicuramente la signora avrebbe dovuto avere il comunicatore molto prima. Grazie all’impegno di Casteddu Online, la nostra associazione si è prodigata immediatamente per risolvere il problema toccando i tasti giusti. Forse a qualcuno sono state tirate le orecchie ma il risultato è stato raggiunto e alla fine è questo quello che conta di più”. Grave che ci si debba rivolgere alla stampa online per casi simili: “Esatto, bisogna richiamare tutti al proprio dovere. Un giorno per un ammalato Sla vale un anno di vita per una persona normale, tutte le famiglie devono avere il meglio dalla nostra società”.