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Ha cliccato su un link, “mi sono fidato, me l’aveva inviato un amico”. Giacomo Melis, dirigente d’azienda 44enne cagliaritano, alla guida della filiale di un’azienda di macchine, è disperato e non sa più a quale santo votarsi. Il suo profilo Instagram è stato hackerato: “Poche ore dopo quel maledetto clic non potevo più accedere, e chi mi ha rubato l’identità ha messo una foto promozionale dove si sponsorizzano investimenti in Bitcoin”. Impossibile entrare nel profilo, impossibile leggere i messaggi in arrivo e in uscita, Melis ha già ricevuto varie telefonate: “Molti miei contatti, che sono prima di tutto amici, mi hanno detto di aver ricevuto inviti, da parte mia, a investire soldi. Se qualcuno dovesse cascarci rischio di essere denunciato e dover pagare danni salati”. Rivolgersi alla polizia? “Ho provato, ma la sede della Postale era chiusa. Inoltre, mi sposto molto per lavoro e nella città dove vivo, Iglesias, non c’è la polizia Postale. Posso solo andare a Cagliari, ma far coincidere gli orari è un problema. Domani andrò direttamente in questura, spero accettino la denuncia”.
Le preoccupazioni, per Melis, sono tante: “Nel mio cellulare ci sono dati e contatti sensibili di lavoro, tutto il mio mondo. Dirigo un’azienda, ho una responsabilità enorme: l’hacker potrebbe avermi già copiato tutti i dati, posso solo augurarmi che i tempi delle indagini, appena riuscirò a fare la denuncia, non siano lunghi”.