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Il ministro Matteo Salvini annuncia la stretta sui negozi che vendono cannabis light, “li chiuderò uno a uno senza attendere il pronunciamento della Cassazione”, e a Cagliari i venditori tremano all’idea di dover dire addio a quello che, nei fatti, è pur sempre un business. Ignazio Manca ha 58 anni e, un anno e mezzo fa, ha aperto una rivendita di biscotti, birre, energy dring e olio “particolari”, cioè realizzati con la cannabis. Nel suo caso la sfida è stata doppia: vendere cannabis e aprire la sua attività a pochi metri dal convento delle monache di clausura in via Cima: “Sono d’accordo se si tratta di fare dei controlli, è giusto, ma senza dichiarazioni esagerate. Ormai molti vendono la cannabis light, un conto è fare delle verifiche, un altro arrivare qui nel mio negozio con l’intento di farmi chiudere”, dice Manca. “Ormai tutti noi commercianti sopravviviamo, qui lavoro da solo e riesco a farmi 1500 euro al mese”.
Non ne fa solo un discorso di affari, però, il 58enne: “Sono rimasto sorpreso, in questo primo anno e mezzo, dal fatto che un trenta per cento della mia clientela è composta da persone che hanno dolori e problemi di salute, e che quindi hanno necessità della cannabis ‘legale’ per alleviare un pochino le sofferenze. E poi”, rimarca il commerciante, “alla mia età è molto difficile trovare un altro lavoro”.