Ha una ricaduta dopo il coma e muore stroncato da un’infezione, addio a un giovane avvocato sardo

Andrea Calaresu ha un gravissimo incidente a marzo 2021. Esce dal coma al Brotzu, viene trasferito a Oristano e, purtroppo, ricade in coma. Aveva 33 anni, è morto in un centro di riabilitazione di Parma. Il fratello Alessio: “Gli si è staccata una cannula, quando era all’ospedale di Oristano, non ha avuto ossigeno al cervello e, nonostante il trasferimento in Emilia, non si è più ripreso: valuteremo se rivolgerci a un avvocato”


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

Un gravissimo incidente, un risveglio dal coma e un lungo percorso di riabilitazione che, però, è stato reso vano, alla fine, “da un’infezione”. Così è morto Andrea Calaresu, giovane avvocato sardo. Aveva 32 anni quando, il 18 marzo 2021, alla guida di una Peugeot 206, ha un grave incidente a Villamassargia. La sua auto va a sbattere contro un camion e una Mercedes. Trasportato in codice rosso al Brotzu, in coma, si risveglia dopo due mesi. Calaresu, conosciuto anche nel tribunale di Cagliari dove, dopo la laurea in Giurisprudenza, stava iniziando la sua carriera da avvocato, viene trasferito a Oristano. Qualcosa, però, sarebbe andato storto, il giovane viene portato in un centro di riabilitazione in provincia di Parma, il Cardinal Ferrari di Fontanellato e lì muore dopo quattro mesi: “A stroncarlo è stata un’infezione”, dice, tra le lacrime, il fratello Alessio. Lui, insieme ai genitori, sino all’ultimo hanno sperato che Andrea tornasse alla vita di sempre.
“Purtroppo, durante il ricovero a Oristano, un giorno i medici ci hanno chiamato per avvisarci che Andrea aveva perso conoscenza. Gli si era staccata una cannula e non gli è arrivato l’ossigeno al cervello. Nuovamente in coma, abbiamo deciso di tentare la carta del centro Cardinal Ferrari, specializzato nelle cure di riabilitazione” soprattutto per gravi lesioni cerebrali. “Ma mio fratello non si è più ripreso. C’è stato solo qualche flebile segnale, ma poi ha avuto la meglio, purtroppo, un’infezione”. Il corpo del 33enne è ancora nel centro di riabilitazione, la famiglia è impegnata per capire come fare per riportarlo in Sardegna: “I miei genitori valuteranno se rivolgersi ad un avvocato per capire se, da quando c’è stato il trasferimento ad Oristano, possano esserci delle responsabilità legate al peggioramento delle condizioni di salute e alla morte di mio fratello”.


In questo articolo: