“Se le cose continuassero a peggiorare dovremmo cominciare ad entrare in una logica di razionamenti”. Anche in Italia. Crudo e diretto, senza drammatizzare ma senza neanche assecondare le speranze di chi vorrebbe fosse tutto un brutto incubo destinato a finire presto. Molto probabilmente non sarà così, perché se anche il resto del mondo la anela “Putin non vuole la pace” e questo Draghi l’ha detto senza giri di parole. Nella conferenza stampa in cui il governo annuncia la riapertura dell’Italia dopo due anni di pandemia e lockdown, il risvolto amaro arriva proprio da un conflitto che si è allargato a dismisura nei tempi e nei modi. Tanto da dover pensare alla possibilità di un razionamento delle merci, cibo e non solo, anche in Italia se la situazione del conflitto peggiorare. “Non è ancora il caso” e per scongiurare tale ipotesi “prenderemo dei provvedimenti. Va affrontata” per esempio “la questione dei prezzi cresciuti. Noi dobbiamo prepararci a questa evenienza, ma da qui a lanciare l’allarme ce ne corre. Gli scaffali dei supermercati continuano però a essere vuoti e il rischio che si resti senza materie prime è altissimo. L’unica soluzione, per Draghi, è la “diversificazione delle fonti e gli aiuti alle famiglie” che saranno discussi domani in consiglio dei ministri. “La sparizione temporanea dei mercati dei grani di Russia e Ucraina crea mancanze serie”, “serve approvvigionarsi in altre parti del mondo” perché “creeerà dei disagi”.
“Credo che il modo migliore per tranquillizzare, in generale, sia dire sempre la verità – ha proseguito – e dire che siamo preparati ad affrontarla. Vale per tutte le situazioni. È comprensibilissimo che si sia preoccupati per quanto sta succedendo in Ucraina, e che si sia stanchi per l’esperienza avuta. Ma è importante dire la verità”.
Al vertice dell’Unione europea della prossima settimana, l’Italia chiederà di fissare un tetto al prezzo del gas e, per quanto riguarda l’energia, fare in modo che il contributo maggiore al fabbisogno dell’Italia arrivi dalle rinnovabili.
Infine, la discussa No fly zone chiesta a gran voce da zelensky. “L’Europa può fare di più? Stiamo facendo moltissimo. Bisogna stare attenti: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede l’entrata delle forze Nato nello spazio areo ucraino e questo non è possibile perché significherebbe entrare in guerra, è uno dei punti chiave all’interno della Nato e su cui c’è unanimità o quasi a cominciare dagli Usa. i sono Paesi che vorrebbero un intervento più deciso ma la maggior parte dei Paesi è su questo fronte”. Dunque, la no fly zone chiesta da Zelensky – dice Draghi – “non è possibile”.