Goni, campanella di rabbia: i genitori occupano le scuole per protesta

La manifestazione alla presenza dei carabinieri: no al trasferimento dei bambini a San Basilio. i genitori “occupano” la scuola


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Primo giorno di scuola tra disagi e proteste nel Cagliaritano. A Goni, come vedete nella foto, circa 60 genitori hanno protestato questa mattina in maniera pacifica, con la scorta dei carabinieri. I locali delle scuole elementari sono stati occupati, dicendo no al trasferimento a San Basilio.

“La chiusura delle scuole non porterebbe a nessun risparmio effettivo – affermano i genitori – anzi, tra spese viaggio, autista e accompagnatore, servizio minimo necessario per il trasporto dei bambini, la Regione andrebbe a spendere maggiori risorse. In questi anni si è provveduto alla ristrutturazione degli edifici, (è di questi giorni la sostituzione degli infissi) all’efficientamento energetico delle strutture, alla fornitura di nuovi arredi, alla dotazione di reti internet, utilizzando denaro pubblico che, in caso di chiusura finirà per essere un costo senza vantaggio per la comunità. Paghiamo le tasse come e più degli altri e pretendiamo non solo di avere gli stessi diritti ma pretendiamo che questa politica accentratrice che favorisce i grandi centri urbani cambi rotta e inizi a salvaguardare i piccoli centri come il nostro che non sono un peso, ma anzi, sono realtà da salvaguardare per cultura, tradizioni e identità. Con la soppressione si intendeva creare per gli alunni una scuola migliore, invece la scuola dove dovrebbero andare non solo è sprovvista di strutture come laboratori e palestra, ma le aule e le attrezzature sono inadeguate ad ospitare ulteriori alunni provenienti da altri paesi. Si precisa che il nostro paese è dotato di laboratori, palestra e aule adeguate alle più recenti normative. La soppressione sarebbe una grave perdita sociale ed economica che andrebbe a pesare ulteriormente sulle famiglie e sul Comune, già gravati da una pesante condizione di disagio economico e dalla mancanza dei più elementari servizi. I nostri bambini non sono numeri, indipendentemente dal numero di pluriclassi e studenti hanno gli stessi diritti degli altri e hanno diritto di stare nel proprio paese”.


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