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Gli autotrasportatori sardi riscaldano i motori e sono pronti a manifestare, con rallentamenti e blitz nella zona portuale di Cagliari. C’è una richiesta, un preavviso di manifestazione, firmata da due delegati del movimento degli Autotrasportatori sardi riuniti, che dev’essere solo recepita e firmata dalla questura del capoluogo sardo. La data segnata è quella del 27 giugno prossimo, “dalle 8 ad oltranza”, con tanto di corteo “al porto, al Porto Canale e a Sarroch”. I motivi sono ben noti: “Rincari di carburante, delle materie prime” e, in aggiunta, tutti i problemi legati alla “continuità territoriale”, con un chiaro riferimento alle “linee marittime”, cioè alle navi. Le firme sono quelle di Yuri Carta, autotrasportatore di Barrali, e di Alessandro Pinna, suo collega di Serrenti. Mancano quindi dieci giorni a un nuovo periodo, chissà quanto lungo, di proteste. “C’è molto malessere”, spiega a Casteddu Online Alexander Scano, portavoce degli Autotrasportatori sardi riuniti. “Nelle prossime ore avremo una riunione per definire tutto ciò che dovremo fare. I cinquecento milioni bloccati dall’Europa non si sa dove siano finiti, da Bruxelles non si è mossa una foglia. Non c’è ancora il codice dell’Agenzia delle entrate per recuperare le accise”, denuncia Scano, “tutto ciò nonostante varie sigle sindacali nazionali abbiano detto che è tutto a posto e che avremo i soldi”. Insomma, proprio come San Tommaso, gli autotrasportatori sardi attendono di vedersi accreditati i soldi prima di sotterrare, eventualmente, l’ascia di guerra.
“C’è molto malessere tra tutti noi, in Sardegna una parte dei nostri colleghi rischia di fermarsi per la chiusura di varie aziende. Quei soldi, i 500 milioni, sono nostri perchè ci sono stati tolti a marzo, quando è scattato il taglio delle accise. Siamo pronti, se la situazione non dovesse risolversi entro una settimana, a ritornare sulle strade e manifestare, stavolta ad oltranza”.