Gli albergatori di Cagliari: “Non troviamo personale esperto, chi sceglie il reddito di cittadinanza non ha qualifiche”

Cuochi e maitre, bloccati dal lockdwon, oggi fanno altri lavori. E commis o camerieri si trovano, a fatica, dopo che tanti preferiscono il bonus del Governo. Fausto Mura: “La manodopera stagionale prima o poi si trova, manca chi ha specializzazioni”. Renato Barbon: “Non basta saper miscelare un cocktail, bisogna conoscere le lingue: investiamo in formazione”


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C’è chi ha poche competenze, e in un albergo fa il cameriere ai piani o, se c’è un ristorante interno, il commis di sala. Poi, però, ci sono anche i maitre e i cuochi, che hanno un impegno lavorativo molto più gravoso e per il quale serve una maggiore preparazione. I primi, bene o male, si trovano, spesso dopo tante rinunce perchè tanto c’è il reddito di cittadinanza. I secondi, invece, nell’estate 2022 ormai ai nastri di partenza, sono introvabili. E gli albergatori di Cagliari lo dicono chiaramente: “Siamo in crisi, non troviamo più personale esperto”. E la ragione, per Fausto Mura, direttore di alcuni alberghi del Cagliaritano e alla guida di Federalberghi Sud Sardegna, è una: “Ci sono stati due anni di Covid con relativi lockdown, quindi tutta una parte dei lavoratori degli alberghi si è ricreata un’altra professione, soprattutto nella grande distribuzione, nelle mense, nel delivery o nel catering, cioè in tutti i posti dove le loro conoscenze e capacità sono utili. Il reddito di cittadinanza c’entra, in misura minore”, osserva Mura. Cioè, viene utilizzato “da chi ha mansioni basiche, oggi si può comunque trovare manodopera. Per le professioni qualificate partiamo da stipendi da duemila euro, sino ad arrivare a tremila al mese, parlo di chef e maitre di sala esperti nel ricevimento dei clienti. Sono proprio loro, qualificati, che non troviamo, il reddito di cittadinanza ha influito su chi non ha qualifiche. La stagione, come numero di presenze turistiche, è partita benissimo”, riconosce, “sulla carenza di personale pesano anche le nuove attività food aperte, solo a Cagliari siamo passati da 800 a 1200 in un anno. Poi, c’è stata anche l’emigrazione verso il nord Italia e nord Europa, dove i lockdown sono stati più morbidi o, direttamente, mai fatti. Manca la formazione, nel settore degli alberghi c’è un turnover che non consente di far fronte alle nostre necessità. E un altro problema è la Naspi, con la disoccupazione molti ex lavoratori hanno preferito fare lavori meno qualificanti ma annuali e non stagionali”.

 

 

Se la passa un po’ meglio, ma solo perchè il suo albergo è aperto tutto l’anno e i contratti sono a tempo indeterminato, Renato Barbon, alla guida dell’hotel Regina Margherita di Cagliari: “La stagione turistica 2022 segna già buoni picchi. Non nascondo che nel periodo del Covid, pur con tutte le precauzioni prese, abbiamo dovuto fare a meno di una parte del personale a causa di contagi e isolamenti domiciliari. Ora c’è un liberi tutti”, esordisce Barbon, “il Governo cambi le regole per i lavoratori, non si può ancora pretendere che uno possa mancare 20 giorni perchè deve negativizzarsi, restando bloccato. Sì, in questo periodo c’è un problema di reperimento del personale che ha specializzazioni, infatti sto investendo in formazione interna per creare un gruppo di persone che lavorino all’unisono”. E, sui ruoli, ben definiti all’interno di un hotel, il titolare dell’albergo della Marina è chiarissimo: “C’è chi fa le camere e sa che deve garantire uno standard qualitativo alto giornaliero, il barman invece può avere più specializzazioni ma, quello che chiedo io, è più una conoscenza linguistica. Basta qualche giorno per imparare a miscelare un cocktail, per apprendere una lingua serve più tempo. Serve una preparazione completa, a 360 gradi”. E non sempre si trovano le figure adatte: “Anch’io mi sono dovuto adattare in base a ciò che si trova sul mercato. Ci sono stati lavoratori che sono riusciti a incamerare le nozioni e sono cresciuti, ma è anche capitato che altri siano rimasti, per così dire, impermeabili, e allora non è valsa la pena continuare a collaborare”.