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Grazie al suo lavoro, negli ultimi ventisette anni, è riuscita a portare il pane a casa per lei, per i suoi due figli e per il marito. Poi, a febbraio, la doccia fredda del Coronavirus: impossibile continuare a lavorare in un settore “delicato”, quello della ristorazione. Oggi, però, arrivata al sei luglio, Giusy Piu, addetta alla mensa universitaria di piazza Michelangelo a Cagliari da ventisette anni, sta per finire le scorte economiche: “La Fis terminerà l’undici luglio, addio anche a quei 400 euro che mi hanno permesso, negli ultimi sei mesi, di poter mangiare e curarmi. Attendo lo sfratto, senza più lo stipendio non posso pagare l’affitto e il padrone di casa mi ha già detto che non vuole sentire ragioni, sono in ritardo con i pagamenti di tre mesi”. Difficile, molto difficile far quadrare i conti: “Non ho nessuno che possa ospitarmi, finirò nella strada”, afferma, convintamente, la cinquantacinquenne. L’Ersu non ha ancora comunicato una data sicura per la ripartenza: “E, se io non lavoro, che posso fare? Qui ci sono tante famiglie che non ce la fanno più ad andare avanti. Ho un contratto verticale, a luglio e agosto non prendo lo stipendio, è sempre stato così”.
Ma, con lo stop per il Covid, sono mancate gran parte delle entrate del 2020: “Il Fondo di integrazione salariale copre solo il 65 per cento del totale. Soffro di alcune patologie, devo comprarmi le medicine. Sono già agli estremi, psicologicamente non so nemmeno perchè sono qui. Non so per quanto potrò ancora reggere, sono molto preoccupata”.