È una storia-denuncia che, molto probabilmente, è destinata a passare alla storia. O, almeno, a suscitare un’indignazione di quelle enormi. Giuseppe Argiolas, 45 anni, insegnante all’Alberghiero di Monserrato ma residente a Dolianova, visto il grande caldo di questi giorni sta pensando di utilizzare, a mo’ di ventaglio, l’impegnativa del suo medico di famiglia, datata due marzo 2022: “Colonscopia per prevenzione oncologica legata alla familiarità per il tumore al colon”. Cosa significa? Significa che Argiolas rischia di trovarsi in lotta contro un cancro perchè potrebbe avere una predisposizione genetica: “Mio nonno materno ha dovuto combattere contro il tumore al colon, anch’io sono a rischio”. Gliel’ha detto il medico, che ha ordinato la colonscopia. Il primo posto disponibile in un ospedale sardo? “Il venti aprile 2023 al Cto di Iglesias. Prima, in tutta l’Isola, non c’è nulla”. E l’amara scoperta, il prof, l’ha fatta “dopo tante telefonate, tutte finite in una bolla di sapone, fatte al Cup dell’Assl. Sono un soggetto a rischio, sono anche diabetico di tipo due e ho avuto problemi con il centro diabetologico del Policlinico, alla fine sono finito a Muravera”.
Ciò che più lo preoccupa, ovviamente, è il rischio di poter avere un tumore al colon: “Devo fare una colonscopia ogni cinque anni, con la prima data utile ad aprile 2023 è chiaro che sarò in ritardo sulla tabella di marcia. In privato potrei farla prima, ma dovrei pagare ben 250 euro”. Soldi che non intende spendere, Argiolas, in nome di una sanità pubblica nella quale, seppur con tutte le difficoltà del caso, continua ancora a credere: “Ogni giorno, in tv, nei programmi medici, sentiamo tantissimi inviti alla prevenzione. Ma se poi lo spazio per i controlli non c’è, che senso ha? È solo ipocrisia. Inoltre, cosa dovrei fare se ad aprile dell’anno prossimo dovessero scoprire che ho un cancro al colon e dirmi che sarebbe bastato farmi visitare qualche mese prima per poterlo curare e non farlo crescere?”.