Giuseppe, ambulante di Uta: “O mi fanno lavorare o disubbidirò e tornerò nelle piazze”

È molto arrabbiato Giuseppe Loche, venditore di frutta e verdura: “Facevo una piazza al giorno, da Quartu a Iglesias. Dei 600 euro del Governo non ne ho sentito nemmeno l’odore: se non ci fanno tornare al lavoro io e altri miei colleghi siamo pronti alla battaglia”


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Ha 50 anni, è di Uta, vende frutta e verdure nelle piazze. Meglio, vendeva. Giuseppe Loche, 50 anni, è uno dei tanti venditori ambulanti che, dallo scorso marzo, non battono più uno scontrino: “Da lunedì a sabato giravo per le piazze: Iglesias, Nuraminis, Quartu, Capoterra, Donori e Senorbì. Mi riposavo solo la domenica”. Non c’è nessuna data certa sulla ripartenza dei mercatini all’aperto, e Loche è furioso: “O mi fanno lavorare o disubbidirò e tornerò lo stesso nelle piazze. Ho fatto la domanda per i seicento euro del Governo ma non ne ho sentito nemmeno l’odore, il mio dipendente sta ancora aspettando la cassa integrazione”, dice Loche: “Riuscivo a tirare su uno stipendio di 1300 euro, tolte spese, costi e pagamento del suolo pubblico. Ho già dovuto pagare, anche, due pratiche dell’Inps e due dell’Inail”. La sua cassa, ormai, è quasi vuota.

“E la mia categoria subisce anche una pazzesca pressione fiscale”, osserva, “già prima dell’emergenza Coronavirus gli affari non andavano benissimo. Non ho debiti, fortunatamente. Voglio poter tornare al mio lavoro, sono pronto a operare in piena sicurezza e a rispettare le regole. Ma il Governo deve fare presto, ogni giorno che passa la situazione peggiora sempre di più”.


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