Giuliano, l’altra faccia del Referendum:”Sono sardo, non ho più nulla”

Un’immagine che commuove, quella del clochard cagliaritano Giuliano, senza un lavoro, nè una casa, non usa nè droghe o alcool, non ha più niente. Dai portici di via Roma a Cagliari, l’altra faccia del “Referendum Costituzionale”, uno spaccato di povertà e solitudine che fa male al cuore dei sardi


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(Nella foto, Giuliano il senzatetto sardo che dorme sotto i portici di via Roma, di fronte alle Ferrovie della Sardegna)

Lunedì post-Referendum, il giorno dopo del , quello del No, con le cosiddette “vittorie esultanti dei politici”, chi ha sbaragliato Renzi, chi annuncia e vuole dimettersi dall’incarico di presidente del Consiglio, chi sprona il Governatore della Sardegna, Pigliaru a uscire di scena, poi le riflessioni delle compagini politiche del “Sì” che incassano il duro colpo degli avversari.

L’IMMAGINE DI GIULIANO. Una foto-simbolo però vince su tutti e tutto, quella che immortala Giuliano, il clochard sardo che dorme sotto i portici di via Roma, a Cagliari, con alle spalle un altro simbolo di crisi imperante, le aziende o i commercianti locali che chiudono bottega per la crisi o le liquidazioni totali che promettono gran risparmio, i cittadini “medi” sempre più in difficoltà: “Sono sardo, ho perso il lavoro poi la casa, non uso droghe e né alcool, non possiedo niente”. Il senzatetto non usa mezzi termini, poche frasi scritte su un pezzo di cartone, ma che colpiscono al cuore chiunque, povertà, fame, desolazione, menefreghismo generale, crisi, parole tuonanti che quasi fanno passare la voglia di festeggiare il Natale, con le sue lussureggianti atmosfere. 

Ieri il pranzo della solidarietà al Terminal Crociere pro-migranti, sponsorizzato da Caritas Sardegna, Marina Militare, Capitaneria di Porto, un altro esercito di disperati, che ha il colore della pelle diverso, ma sempre di esseri umani si tratta. Poi ancora i pasti caldi a cena e a pranzo nelle mense dei poveri, non solo in viale Fra Ignazio a Cagliari, ma dislocate un pò ovunque, anche al Buon Pastore e non solo. Emblematico il problema anche in città, nuovi poveri, nuove bocche da sfamare, ogni giorno: la vicenda di Giuliano ha avuto eco nel nostro giornale più volte per denunciare una situazione che immortala chi soffre, chi non ha voce, chi ha davvero poca voce e ben poco ormai, da dire. 


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