Giovanni Dore: “Vi spiego perché non mi ricandido alle comunali”

Il j’accuse di Giovanni Dore, a seguito della scelta di non ricandidarsi alle prossime comunali. Il consigliere comunale dell’amministrazione Zedda traccia un bilancio di questi 5 anni e si toglie qualche sassolino dalla scarpa.


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Givoanni Dore, consigliere comunale Idv, dell’amministrazione Zedda, affida a un lungo comunicato la decisione di non ricandidarsi alle prossime amministrative. E’ arrivato il momento delle scelte, dopo una lunga riflessione decide di fermarsi. E traccia un bilancio dei cinque anni del suo lavoro da amministratore, ma si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa. Il suo j’accuse all’amministrazione Zedda.

Per Dore la sua attività politica non ha influito minimalmente nelle scelte decisionali di Sindaco e della Giunta. “La sensazione – si legge – è che le decisioni assunte da questa amministrazione sarebbero state grosso modo le stesse anche nel caso di mia assenza. Tra l’altro, le uniche volte in cui ho cercato, anche con un certo vigore, di far mutare, almeno in parte, scelte che ho ritenuto sbagliate, incoerenti o, perfino, illegittime mi son trovato di fronte un muro talora inflessibile, talaltra di gomma ed anche a un po’ di fastidio.”

E fa alcuni esempi: “La vicenda stadio, consumatasi in pochi giorni ed in modo totalmente (o apparentemente) passivo da parte dell’amministrazione, è la cartina di tornasole di tale riflessione. Anche perché, come spiegato in un post dal giornalista Vito Biolchini, le promesse fatte in campagna elettorale e persino i documenti approvati negli anni precedenti andavano in un verso diverso. Ed il procedere per capriole è sicuramente atto odioso, non solo per gli elettori che in quel programma si sono riconosciuti, ma anche gli stessi consiglieri di maggioranza che, spesso, si riducono a semplici schiacciatori di pulsanti ed a difensori d’ufficio scelte altrui.

Di una cosa mi posso vantare rispetto a questa esperienza: di essermi battuto per dare attuazione al programma e di aver provato a rendere logiche e razionali le decisioni che venivano prese: parecchie volte mi son trovato in minoranza e mi son dispiaciuto per i mancati risultati o per gli obiettivi programmatici sviati. Ha senso ed utilità una nuova mia presenza in Consiglio ? Il solco di questa amministrazione è tracciato e (a mio parere) proseguirà per altri 5 anni.”

Alla fine però Dore dà aanche a Cesare quel che è di Cesare. “I risultati, complessivamente, sono buoni- sottolinea-  aldilà di ogni approfondimento, ritrovarsi con un poetto trasformato, nuove piazze e giardini, uncentro storico in progressivo e costante restyling e, in tante parti, pedonalizzato ed una mobilità da città europea è un buon biglietto da visita per gli elettori nei quali è ancora vivo il ricordo del (quasi) nulla (e di una certa “nebulosità” amministrativa) dell’amministrazione precedente.”

E attacca: “Ma, detto sinceramente, che io passi circa la metà delle mie (potenziali) ore di lavoro a parlare al vento per limitarmi a dare voti su rotonde (che amo), lavori di manutenzione (sulla cui tipologia e tempi non riusciamo a metter becco), debiti fuori bilancio per cause perse (che ogni volta mi sale la bile) o documenti arzigogolati, con qualche buona idea che spesso rimane nel cassetto, mi pare poco produttivo; per il mio lavoro (che odio ed amo con la stessa intensità) e per lo stesso equilibrio della maggioranza, nella quale mi son sentito spesso un ostico rompiscatole, perfino irriso da qualche giullare.”

 


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