Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp
Alla soglia dei 60 anni, mancano pochi mesi, dopo tanti anni di attivita’ nel settore dell’emergenza e averne gestite migliaia, comincio a percepire una maggior fragilita’ psicologica nel metabolizzare tragedie come questa che ho vissuto in prima persona, trovandomi coinvolto nel prestare soccorso a questi due giovani,purtroppo periti tragicamente.Da tempo mi auguro che situazioni come queste non capitino piu’ nel mio percorso lavorativo, e invece puntualmente il destino te le sbatte in faccia. La morte per trauma sul territorio e’ una morte sporca, dove il sangue si mischia alla terra, alle urla di dolore, al rantolo di chi sai che non ce la fara’, nonostante ti sia prodigato per tentare l’impossibile.
Oggi mi sento ancora piu’ fragile, come uomo, come padre, come medico. Non riesco a chiudere nei recessi piu’ profondi della mia mente,per un bisogno di protezione,lo strazio che causa la perdita di due giovani vite. Tanti interrogativi, tante riflessioni t’incalzano nel tentativo di trovare il significato del non senso di tutto questo,per contrastare quello che la lucida ragione ti porta a concludere. Perche’ bisogna urlarlo forte, senza tentennamenti, che la quasi totalita’ di queste morti sono dovute alla scarsa percezione che tanti giovani hanno della loro vita come il loro bene piu’ prezioso.
Perche’ gettarla via cosi’ facilmente? Forse la colpa e’ di noi genitori, che non siamo riusciti a trasmettergli certi valori? Non lo so. Ognuno nel suo ruolo genitoriale ha le responsabilita’ individuali nell’educare i propri figli.Viviamo in un mondo dove la sensazione effimera,vale molto di piu’ della fatica dell’attesa per la conquista di mete che danno un senso alla vita.Ecco allora che tutto quello che da sensazione,spesso forte,che sia la velocita’ o lo sballo,diventano strumenti,quasi normali ,per provarla,dove tutto il resto non conta; una sorta di roulette russa, dove se va, va……se non va sei solo sfortunato e pazienza si accetta di pagare il piatto, anche se questo e’ la vita. Non mi permetto di fare la morale a nessuno,ma se qualche giovane leggera’ questo post, vorrei urlargli che il gioco non vale la candela. Abbiate rispetto verso voi stessi, amate la vostra vita come la cosa piu’ preziosa in assoluto che possedete. Fatelo per amore verso voi stessi,per amore di quei genitori che hanno avuto la fortuna di donarvi la vita,e voi li avete contraccambiati rendendogli padri e madri, l’esperienza in assoluto piu’ meravigliosa,che la vita possa riservarvi. Che la terra vi sia lieve Naika e Alberto”.
Dott. Vittorio Monni, medico del 118 operante a Villacidro