Gino Zedda, il grande sarto del Corso: “Stampace più forte di tutto”

Parla Gino Zedda, uno degli ultimi sarti cagliaritani che resiste dal 1953: “Gli abitanti di Stampace e i commercianti hanno resistito anche ai bombardamenti della guerra. Si sono sempre risollevati, con grande forza, e lo faranno anche di fronte agli anni della crisi economica. Ora però, non isolate il Corso: fate almeno passare di nuovo gli autobus”


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di Jacopo Norfo

Puoi trovarlo sempre lì, Gino Zedda, dal 1953. L’ultimo sarto che nel Corso resiste è anche soprattutto il primo: una vera e propria memoria storica della città, l’artigiano che insieme ai figli gestisce ancora una sartoria dove il tempo sembra davvero magicamente essersi fermato. Con gli abiti realizzati con cura, con gli attrezzi di un tempo ormai quasi perduto, nell’era della super tecnologia. Ma è quando si apre lo scrigno dei ricordi di Gino Zedda che sembrano scorrere nei suoi occhi le immagini della storia vera della città: “Gli abitanti di Stampace e i commercianti hanno resistito anche ai bombardamenti della guerra- sussurra- e io quel giorno me lo ricordo benissimo. Si sono sempre risollevati, con grande forza, e lo faranno anche di fronte agli anni della crisi economica”. 

GLI ABITI DI UN’EPOCA. Certo che qui, nella sua sartoria, un tempo si vestivano politici di grido, gentiluomini in doppiopetto, signori di un’altra epoca. “Sicuramente ora il mercato è cambiato- osserva Gino Zedda- io il primo vestito lo realizzai a mio padre Giovanni Battista, che di mestiere faceva il fornaio, quando avevo appena 16 anni e lavoravo in una stanza in via Santa Restituta. Mi ripagò con un sorriso, fu per me il mio regalo più grande. Se quando facevo l’apprendista mi distraevo guardando una bella ragazza, venivo “bacchettato” con la riga. Poi la mia professione mi regalò tante soddisfazioni: la Regione, l’Arma dei carabinieri, realizzarono con me delle convenzioni con le quali realizzavo tutti gli abiti, le divise da lavoro, a centinaia di agenti e dipendenti. Erano altri tempi, c’era una cultura diversa, un diverso amore anche per il bello. Quando ancora oggi realizzo un abito da sposo ad esempio, mi piace stare col cliente e fare in modo che sia felice, ma soprattutto che si presenti al meglio nel suo giorno più importante, facendo davvero una bella figura. Per questo curo ogni particolare”.
 
IL CORSO ISOLATO. Ma c’è anche l’attualità, perchè Gino Zedda lavora in quel Corso Vittorio Emanuele diventato pedonale, dove gli autobus non passano più. Lavora insieme agli inseparabili figli Davide e Alessandro. E proprio il figlio Davide mostra una mail di protesta scritta al Comune: “Il Corso è diventato pedonale ma per tutti noi commercianti gli affari stanno crollando perchè qui passa pochissima gente- spiega- il Comune ci ha risposto che la scelta di pedonalizzare è dovuta al suggerimento della Sovrintendenza in seguito al ritrovamento di una importante opera archeologica. ma noi chiediamo: fate passare almeno di nuovo i mini autobus, non lasciateci isolati, non favorite soltanto i grandi centri commerciali. Pensate anche a noi”. Una protesta condivisa da tutti i commercianti della zona, anche dopo le dichiarazioni rilasciate a cagliari Online da Anna Aledda, la titolare della drogheria che dopo 40 anni ha deciso di chiudere i battenti e vendere la licenza. Un coro unanime: “Così, senza auto e senza autobus, il Corso muore”. 
Ma lui, Gino Zedda, alle polemiche preferisce i ricami, gli occhielli di eccellente fattura. “Questo è un lavoro particolare, ci sono momenti fortunati e altri meno: oggi aprono le sartorie cinesi, le Città Mercato offrono abiti a prezzi stracciati, è sempre più dura. Per un giovane che inizia la sua attività oggi è durissima, colpa delle tasse alle stelle. Ma noi ci crediamo ancora perchè lavoriamo col cuore”. 
 


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