Furtei, da miniera d’oro a bomba ecologica

Mauro Pili: “La Regione spieghi perchè da quando è fallita la società, nel 2008, nessuno ha bonificato la distesa di cianuro”


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Un disastro ambientale a Furtei, un lago in stato di abbandono, contaminato dal cianuro utilizzato per estrarre l’oro. Succede nella collina di Santu Miali, dove la Sardinia Gold Mining estraeva il metallo prezioso fino al 2008, anno di fallimento. Da allora il lago è in attesa di una bonifica che non arriva. Grossi rubinetti neri sempre aperti, che dai pozzi dismessi per l’estrazione dell’oro scaricano metalli in acqua: mercurio, ferro, cadmio, piombo e altri. Carcasse di animali morti sulle rive, avvelenati dalle acque al cianuro. Un caso balzato agli onori della cronaca nazionale proprio in questi giorni.

“La Regione deve spiegare perché dal fallimento a oggi nessuno ha bonificato la distesa di cianuro – denuncia il deputato Mauro Pili, leader di Unidos – E come se non bastasse non ha neppure riscosso le garanzie fideiussorie: ora che la società è sparita i sardi dovranno farsi carico di tutti i costi. È stata una grande operazione speculativa e l’indagine finanziaria internazionale lo dimostra”. Un chiaro messaggio “al veleno” lanciato al governatore  Ugo Cappellacci, a capo della Sardinia Gold Mining dal 2001 al 2003, che tramite il suo portavoce si difende. “Abbiamo già effettuato la caratterizzazione del suolo – spiega –  e sottoscritto due convenzioni con Igea (4,2 milioni la prima e 2,5 la seconda) per un impianto di depurazione delle acque acide. Da poco abbiamo stanziato altri 9 milioni per la bonifica integrale”. Intanto si attende di conoscere le cifre contenute in un report, che parlerebbero di incassi record per Cappellacci durante i tre anni in cui è stato a capo della società.