Firenze, 15enne scomparso ritrovato: caso di dipendenza da Internet

La scoperta della Polizia


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 Firenze, la Polizia ferroviaria ritrova in stazione un 15enne scomparso in provincia di Perugia, era confuso e a malapena ricordava il suo nome. Il ragazzo era uscito di casa per andare a scuola e non era mai rientrato. Potrebbe trattarsi di un caso di dipendenza da Internet.
Si chiama Internet Addiction Disorder, sembra una patologia strana, ma negli Stati Uniti se ne parla già dal 1995 e all’Ospedale Gemelli di Roma esiste un ambulatorio che aiuta i ragazzi e i genitori ad “uscire dalla Rete” quando Internet crea una dipendenza tale da essere paragonabile a una droga.
I poliziotti hanno visto vagare l’adolescente nella stazione di Santa Maria Novella verso le 8 di sera e lo hanno fermato chiedendogli se avesse bisogno di aiuto; dopo aver ricevuto solo risposte vaghe, come se avesse un’amnesia, gli agenti hanno deciso di portarlo negli uffici della ‪#‎Polfer‬ per tranquillizzarlo.
Il ragazzo ricordava solo il suo nome, non ha saputo dichiarare il cognome, dove abitasse o il nome dei suoi genitori.
Viste le condizioni del giovane, i poliziotti hanno deciso di accompagnarlo al pronto soccorso e si sono attivati per rintracciare i genitori, senza però avere grandi elementi in mano. 
Partendo unicamente da una tessera di abbonamento all’autobus, gli agenti hanno contattato UmbriaMobilità, la società di trasporto indicata, dalla quale sono risaliti ai dati anagrafici del ragazzo.
È finito così un incubo per i genitori che avevano già denunciato la scomparsa del figlio alla locale stazione dei Carabinieri; hanno infatti potuto riabbracciare il ragazzo ed esprimere tutta la loro gratitudine ai poliziotti della Polfer.
Ora, insieme alla famiglia, il giovane dovrà affrontare seriamente le cause dell’amnesia che secondo i medici vanno ricondotte proprio ad un’eccessiva dipendenza tecnologica: il ragazzo infatti, ha raccontato di passare tutta la notte al computer con conseguenti difficoltà di attenzione e di concentrazione durante il giorno, di vivere in uno stato d’ansia e di preoccupazione per il cattivo rendimento scolastico e di essersi allontanato di casa dopo aver conosciuto una persona in chat.
Internet rappresenta una risorsa, è indubbio che in Rete si possano trovare moltissime cose utili e ormai connettersi fa parte della nostra vita quotidiana (che ne ha tratto anche molti benefici), ma il mondo virtuale non deve mai sostituire quello reale e soprattutto non può essere un luogo in cui rifugiarsi per evitare di affrontare la vita.
I medici del Gemelli raccontano storie di ragazzi persi nel mondo virtuale, connessi anche 18 ore al giorno, senza staccare mai la spina, che non hanno più la cognizione del tempo, non si fermano per mangiare o andare in bagno, ragazzi che scambiano il mondo virtuale con quello reale, anzi credono che la vita reale sia quella vissuta su Internet e si estraniano dall’esterno. Un po’ come gli ‪#‎hikikomori‬ in ‪#‎Giappone‬ che vivono da auto reclusi per anni, senza contatti con l’esterno se non attraverso lo schermo del computer.


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