Il peggio è passato, i vigili del fuoco sono riusciti a circoscrivere il rogo scoppiato in un’area dello storico campo Rom sulla Statale 387 a Selargius. Le fiamme hanno superato anche il confine con Settimo San Pietro ma, fortunatamente, non si registrano feriti. Ad andare in fiamme tanti rifiuti e carcasse di automobili, l’aria è stata irrespirabile per diverse ore. Il fuoco, per fortuna, non ha raggiunto le baracche dove vivono diciotto famiglie di nomadi. Sul posto sono anche intervenuti i carabinieri: poco da scrivere nel rapporto, non è prevista nessuna denuncia o altra azione di natura giudiziaria. Qualcuno avrà sprigionato la scintilla iniziale, al momento l’importante è che la zona sia stata messa in sicurezza e, con l’aiuto di ruspe, la spazzatura e i pezzi di acciaio bruciati sono stati portati via. Resta una macchia, grossa, nera, ricordo del fuoco, accanto alle casupole abitate da adulti e anche da bambini. Il Comune ha provato negli anni scorsi a trasferirli in appartamenti con progetti pilota delle Politiche Sociali, ma sono state proprio le case le grandi assenti: nessuno ha deciso di affittarle quando ha saputo che sarebbero andati a viverci dei Rom.
“Per fortuna stiamo tutti bene, ringrazio i vigili del fuoco che sono stati rapidissimi e speciali, importanti”, dice Giulio Ahmetovic, residente del campo Rom e portavoce di tutti gli abitanti. È lui che, spesso, si interfaccia col Comune quando bisogna prendere questa o quella decisione. “Le nostre baracche sono integre, per fortuna. Certo, vorremmo andare a vivere in appartamenti e iniziare un percorso nuovo di vita, lavorando. Non è giusto vivere tutta la vita di assistenzialismo”, afferma Ahmetovic. “Se ci danno la possibilità di andarcene via da qui, ben venga. Senza possibilità c’è anche chi vive qui e ha una baracca,. Il Comune ci sta aiutando molto per quello che è possibile, tanto di cappello alla Giunta, ci aiutano per acqua, corrente e servizi igienici. Ma gli appartamenti restano l’obbiettivo: “Se mi dai la possibilità di andare a vivere civilmente, dandomi la possibilità di pagare un affitto, molto volentieri. Con un lavoro per sostenerci, non bisogna vivere di assistenzialismo per sempre. Se uno viene aiutato per sempre si abitua e non ne esce più fuori”.