Ferragosto, tutto pronto nelle cucine dei ristoranti di Cagliari per cercare di continuare a invertire la rotta, più che negativa, presa da un anno e mezzo per colpa della pandemia del Coronavirus, tra restrizioni e chiusure. Domenica 15 agosto, a pranzo, in tanti vogliono mangiare fuori casa, ma servirà il green pass per potersi accomodare nei tavoli interni. I telefoni dei ristoranti squillano abbastanza di frequente, le prenotazioni arrivano e la domanda è sempre una? “Volete mangiare dentro? Ok, avete il green pass?”. Tutti, o quasi, rispondono affermativamente. Qualcuno spiega che “siamo in cinque, quattro sono vaccinati e uno no”. E allora, niente da fare. O meglio: se ci sono tavoli esterni, il problema è risolto. Il timore di qualche “furbetto”, però, non fa vivere in modo totalmente sereno le ultime ore di preparazione ai titolari dei locali.
Efisio Mameli ha due ristoranti, uno in città e l’altro a Quartu: “Siamo così, agirò secondo le disposizioni. Spero che non ci siano furbi perchè sennò mi multano, e se dovesse capitare tre volte, in giorni diversi, scatta la chiusura. So che controlleranno i vigili, in borghese. A Cagliari ho un ampio spazio esterno, dentro solo 25 posti. A Quartu solo posti interni, precauzioni già prese: a tutti quelli che hanno prenotato ho chiesto se hanno il pass”. La speranza è che sia davvero così: “Ho una clientela abituale composta da anziani che non vanno al mare o in villa, sono super vaccinati. A Cagliari, qualche giorno fa, una famiglia di turisti romani voleva pranzare dentro, i figli piccoli non avevano il green pass, uno aveva 13 anni e l’altro quindici. Non potevo farli accomodare, fuori non hanno voluto mangiare perchè c’era il sole e mi hanno lasciato una recensione negativa, dandomi del malato di mente”.
“Sì, sarà un Ferragosto da sceriffi, mi sento come un controllore abusivo”, afferma Leonildo Contis, alla guida di un ristorante nel rione portuale cagliaritano della Marina: “Chiederò a tutti il green pass, le prenotazioni per il pranzo del 15 sono già tante, non mi lamento anche perchè la maggior parte dei clienti capisce la situazione”, osserva. “Mi lamento io, però, perchè col green pass si crea una discriminazione tra le persone, inoltre non sono certo pagato per controllare se ce l’abbiano tutti i clienti. Dentro il ristorante ho l’aria condizionata, se uno non è vaccinato o non ha il tampone negativo potrà solo mangiare fuori. Abbiamo il tendone, l’ombra è garantita ma in questi giorni fa davvero tanto caldo. Il green pass, per me, è solo un ulteriore ostacolo. Il mio menù costa 40 euro a testa, ci sono antipasti, primi, secondi e dolce. Spero di poter fare il pienone”.