“Vergogna, siamo disperati” è stato il grido di alcuni manifestanti presenti questa mattina in Piazza del Carmine, durante la giornata di sciopero indetta da Cgil, Cisl, Uil contro la legge di stabilità. Una legge che, secondo le parti sociali, non realizza la svolta economica necessaria al paese per uscire dalla recessione e ritornare a crescere.
Riteniamo – ha detto durante il dibattito Mimmo Contu, Segretario Generale della Cisl Cagliaritana, – che in Parlamento ci siano le possibilità per apportare sostanziali modifiche all’attuale proposta di legge in favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, fortemente colpiti dalla crisi. Occorre creare le condizioni per innescare un progressivo processo di crescita, con la ripresa dei consumi e dell’occupazione”.
I sindacati auspicano una nuova politica europea, che liberi le risorse per finanziare gli investimenti a sostegno dell’occupazione, dell’innovazione e delle politiche sociali.Chiedono di potenziare la lotta all’evasione fiscale, rivalutare le pensioni, rifinanziare subito gli ammortizzatori sociali in deroga, scongiurare l’ennesimo blocco del rinnovo contrattuale dei dipendenti pubblici, entrando in una logica di confronto serio e costruttivo per diminuire realmente le tasse ai lavoratori dipendenti, pensionati ed imprese che creano buona occupazione, sono gli obiettivi prioritari del sindacato. Tutelare i pensionati, i veri ammortizzatori sociali del paese, che sostengono figli e nipoti.
Urla a gran voce: “Vergogna!”, Alessandro Casula, 42 anni, ex muratore in mobilità con deroga. Due anni fa è stato licenziato dall’impresa edile in cui lavorava, insieme ad altri 15 operai. “Prendo 600 euro al mese, – dice – arrotondo con qualche lavoretto, altrimenti, non riesco a dar da mangiare alla mia famiglia. Abbiamo paura che tolgano anche questi soldi”.
La situazione, se possibile, è ancor peggiore per Roberto Pitzalis, 38 anni. Lavorava in un’impresa metalmeccanica. A lui non spetta la mobilità, perché il governo non lo prevede.
Alla manifestazione erano presenti anche i dipendenti di Sardegna Uno, da 34 giorni riuniti in assemblea permanente. Giuseppe Giuliani, a lavoro per l’emittente al 1997 : “da 4 mesi non percepiamo gli stipendi, e il versamento delle quote tfr, e rischiamo seriamente il licenziamento a fine gennaio 2014, quando scadrà il contratto di solidarietà. Siamo qui perché non vediamo nessun spiraglio.”
I dipendenti chiedono che venga fatta chiarezza sul passaggio di proprietà dell’emittente ceduta il 30 luglio da Giorgio Mazzella a tre imprenditori. La nuova compagine societaria aveva ammesso appena insediatasi di non essere in grado di offrire nessuno garanzia finanziaria. E così è stato.