Ex Cava di Monte Urpinu, la “scampagnata fuori porta” dei pacifisti

La tradizionale Pasquetta dietro l’angolo, accade in via Raffa Garzia, vicino all’ospedale Binaghi, nel compendio dell’ex cava di Monte Urpinu. Tende da campeggio, carne al barbeque tra chi vuol trascorrere in serenità e relax la festa del Lunedì dell’Angelo, ma le scritte e il degrado imperante stonano con quel paesaggio mozzafiato

C’è chi la definisce (dai palazzi “signorili” di Monte Urpinu, tra via Raffa Garzia, via Enrico Besta e Arrigo Solmi), “l’invasione pacifica degli antimilitaristi”, degli antifascisti, quelli che di fatto non creano problemi col resto della città, perché alla fine (a conti fatti), la gita fuori porta alternativa per Pasquetta, è anche questa. Così, oltre la sbarra che delimita l’area dell’ex cava di Monte Urpinu (spalle al Binaghi), c’è un gruppetto di giovani, uomini e donne, che hanno deciso di piazzare tende da campeggio, arrostire carne col barbeque a gas e trascorrere la festività in comitiva, in totale relax.

Nulla di particolarmente grave, anzi, considerato che quell’enorme compendio è rimasto sempre in penombra come simbolo imperante di abbandono delle varie giunte comunali, almeno stavolta quel luogo viene utilizzato dai pacifisti. Al di là dell’asta in ferro arrugginito, la strada non asfaltata, conduce infatti a quattro strutture che versano in stato fatiscente, centinaia di scritte sulle pareti (molte delle quali inneggianti alle azioni antimilitariste e non solo) che di certo non rappresentano un bel panorama ai più. Oltre le recinzioni (ormai inservibili), in lontananza la cartolina della Sella del Diavolo con il golfo degli angeli, un panorama mozzafiato. 

IL PROGETTO DEGLI “ORTIGIANI”. Era il mese di dicembre 2013 quando un gruppo di volontari (appartenenti all’associazione Agriculture), concepiscono un progetto di orto urbano per valorizzare quella zona prospiciente l’ex cava. Grazie al benestare del privato, (proprietario di quella parte di terreni), Paolo Erasmo, portavoce dell’importante iniziativa, decide di tirare su l’ennesima buona azione per l’ambiente e per la riqualificazione dei terreni abbandonati, sopratutto ex servitù militari. E i presupposti positivi ci sono tutti: l’agricoltura considerata come il mezzo attraverso il quale, possono essere soddisfatti i bisogni primari alimentari e quelli legati al piacere dell’assaporare il cibo prodotto, grazie alla quale, si possono ottenere risultati, sia di tutela del territorio e del paesaggio, sia di carattere sociale, legati all’integrazione e all’inclusione sociale, sia di cura a livello psico-motorio. Agriculture è un approccio partecipativo che vuole incidere sullo sviluppo del progresso civile e sociale degli individui.   

L’AREA A RISCHIO. L’intero territorio, di difficile accessibilità, è però considerato a rischio geologico per l’esistenza di pareti franose. Non a caso infatti, a marzo del 2015, ci sono stati dei crolli che hanno interessato in parte i vecchi fronti di cava tra i dislivelli naturali fino a valle, sui marciapiedi. Un problema che fa riemergere il quesito della salvaguardia dell’intera area. Dal Comune di Cagliari gli uffici competenti assicurano l’urgente inizio degli interventi di messa in sicurezza dei costoni, con il posizionamento di apposite reti di protezione (interventi che saranno concepiti grazie ad un finanziamento regionale per arginare il rischio frane). Ad oggi, trascorso o quasi l’immancabile iter burocratico, la situazione è così agli occhi di cittadini e residenti.

● PHOTOGALLERY: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1152512338116933.1073741954.308154245886084&type=3