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“A noi il compito di mettere la nostra intelligenza a disposizione della vera compassione che si basa su etica, cioè conoscenza e competenza e convincere gli altri a fare lo stesso”. Con queste parole Maria Del Zompo, Rettore dell’Università di Cagliari e docente di farmacologia dell’ateneo, ha chiuso la lectio magistralis sull’etica nella ricerca scientifica biomedica tenuta per l’inaugurazione dell’anno sociale della sezione cagliaritana degli Amici del Libro.
Una appassionata lezione capace di mostrare ai tanti che hanno affollato la Sala settecentesca della Biblioteca universitaria l’entusiasmo e la passione per la ricerca, a cominciare dall’importanza del metodo scientifico e della comunicazione dei risultati ottenuti: “Non è il caso – ha chiarito dall’inizio la prof.ssa Del Zompo – ma la curiosità dello scienziato che guida la ricerca”. “Il futuro è la medicina personalizzata – ha aggiunto – fino a poco tempo fa osteggiata e ora accettata dalle case farmaceutiche. La farmacogenomica e la farmacogenetica – fondamentali per continuare il nostro cammino scientifico e progredire laddove i vecchi metodi si arrestavano – hanno imposto l’introduzione di regole etiche precise, che passano necessariamente dalla conoscenza sempre più approfondita dei fenomeni”. Con una considerazione: “L’etica è ormai assente in tanti campi, ma non nella ricerca biomedica, che anzi continua a darsi regole chiare e universali”.
Le regole e gli approcci cambiano con il mutare dei risultati scientifici, “ma resta forte l’esigenza di mettere insieme le nuove conoscenze e i nuovi saperi con le regole in grado di garantire sempre la libertà scientifica, attraverso l’introduzione della bioetica”. Per dimostrarlo, la prof.ssa Del Zompo ha ripercorso la storia di alcuni discussi casi clinici fino all’emanazione di precisi principi etici, dapprima negli Stati Uniti, poi nel resto del mondo. “L’introduzione di appositi comitati – è la conseguenza citata dalla prof.ssa, voce tra le più ascoltate in materia di etica in campo clinico e scientifico – è stata necessaria per la corretta valutazione della ricerca, che deve andare sempre a migliorare la conoscenza di patologie e farmaci”.
“Il nostro è un Paese senza cultura di metodo scientifico e senza etica”, ha detto parlando del metodo Stamina e mettendo così in guardia dagli “imbonitori da web” e dai venditori di illusioni senza alcuna attendibilità scientifica. Disco rosso per le istituzioni che hanno alimentato tante false speranze.
Riferendosi ai tanti casi di sofferenza presenti nel mondo sanitario, e al delicato rapporto medico-paziente, la professoressa ha sottolineato che “l’unica cosa da dire anche a chi soffre è sempre la verità: questo è l’unico comportamento etico da tenere davanti al paziente e ai familiari”.
Dopo aver ricordato che “la regolamentazione italiana della sperimentazione sugli animali è più rigida di quella europea” (“non possiamo fare ricerca come avviene in altri Paesi perché il nostro Parlamento ha deciso sulla base delle pressioni di lobbies poco numerose ma potenti”), un’appassionata difesa dei nostri giovani ricercatori ha concluso la relazione: “Possono e devono poter andare a studiare dove decidono liberamente – ha detto – ma non devono essere costretti ad andare altrove a svolgere le loro ricerche dalla mancanza di opportunità o da altri elementi”.