“Epatite C in Sardegna: il grande sommerso dei pazienti”

“I soggetti cronicamente infetti da virus C (HCV RNA positive) sono circa 8mila, mentre coloro i quali sono colpiti da una malattia epatica evoluta ammontano a 4-5mila. Ad oggi a Sassari sono stati trattati 1728 pazienti, a cui si aggiungono circa altri 3mila nel resto dell’Isola. Resta però un “sommerso” stimabile attorno al 20%” spiega la Professoressa Ivana Maida dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari.


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Quattro incontri rivolti agli specialisti per coordinare l’attività e individuare i pazienti che non sanno o non si sono ancora sottoposti alla terapia gratuita, non tossica e della durata di poche settimane per eliminare la minaccia incombente dell’Epatite C e tornare a vivere.  Seconda tappa con l’appuntamento “HCV: Be Fast, Be Different”, organizzato da AbbVie, in questo quadro complesso e allo stesso tempo promettente che si tiene il 13 e 14 Giugno a Roma, presso l’ A. Roma Life Style Hotel. L’iniziativa fa seguito all’incontro tenutosi a Matera a maggio, a cui ne seguiranno altri due in autunno a Torino e a Milano.

Il convegno si propone di fare il punto sui grandi progressi fatti negli ultimi anni nel campo della terapia dell’epatite cronica da virus C – afferma il Prof. Mario Angelico, Professore Ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Tor Vergata di Roma. – Saranno illustrati i vantaggi legati all’introduzione delle nuove molecole, che hanno permesso di mettere a punto una terapia in grado di agire con estrema sicurezza, consentendo l’eradicazione il virus dell’HCV in poche settimane di trattamento, senza effetti collaterali e con capacità di riuscita superiori al 95%. Nel convegno saranno affrontati i mutevoli scenari che si stanno presentando ai clinici e alle strutture sanitarie: la tipologia di pazienti sta lentamente cambiando; il problema adesso è come riuscire fare emergere il “sommerso” della infezione da HCV per centrare l’obiettivo di eradicare l’infezione nel nostro Paese, in accordo con quanto indicato dal WHO”.

 In Sardegna a fronte di una popolazione residente di 1,653 milioni i soggetti con una storia di infezione da virus C sono circa 10mila. La Regione Sardegna ha dunque una prevalenza dell’1,6%. Con 8 centri di riferimento, i trattamenti sono già in funzione da anni e già è stato possibile eradicare il virus in numerosi pazienti.

I soggetti cronicamente infetti da virus C (HCV RNA positive) sono circa 8mila, mentre coloro i quali sono colpiti da una malattia epatica evoluta ammontano a 4-5mila – spiega la Professoressa Ivana Maida dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Sassari. – Ad oggi a Sassari sono stati trattati 1728 pazienti, a cui si aggiungono circa altri 3mila curati nel resto dell’isola. Resta però un “sommerso” stimabile al 20%: è dunque fondamentale individuare questi circa 3mila pazienti, talvolta persino ignari della loro condizione e dunque potenziale serbatoio del virus. Un passo fondamentale in tal senso è quello effettuato tra l’azienda ospedaliera universitaria di Sassari (struttura complessa di Malattie Infettive) e l’azienda per la tutela della salute (ATS), che hanno stipulato un accordo che prevede il trattamento dei pazienti seguiti presso i servizi per le dipendenze da droghe a partire dal mese di giugno corrente”.

Il sommerso è ancora molto rilevante e per essere individuato richiede una stretta interazione tra le strutture mediche territoriali, i medici di medicina generale e i centri prescrittori, oltre che una semplificazione delle procedure necessarie per poter avviare un  trattamento, ad oggi farraginose.

Nell’ambito della ricerca del sommerso, particolare rilievo riveste il trattamento delle cosiddette popolazioni speciali, che rappresentano il target più difficile da raggiungere e in alcuni casi ancora un challenge terapeutico: si tratta di migranti, detenuti, sex worker, tossicodipendenti.


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