I soldi? Un lontano ricordo, proprio come il poter svolgere il suo lavoro da torronaio alle sagre. Emanuele Meloni è un volto conosciuto in tutta l’Isola, tra feste e serate musicali in piazza in migliaia hanno acquistato, sin dal 1985, il suo torrone. Da sedici mesi, però, per colpa del Covid, le sue casse sono vuote: “Non faranno nessuna manifestazione, sono alla fame. Non ci sono i comitati e nemmeno il tempo materiale per organizzare sagre, c’è solo il tempo per morire”, esordisce il cinquantasettenne: “Ho preso il prestito dalla banca e dovrò renderlo con trenta cambiali, oltre alla bellezza di trenta rate di Equitalia. Lavoriamo io e mia moglie”. Meglio, lavoravano. E per mangiare la soluzione, da tempo, è solo una.
“Vado alla Caritas, chiedo i buoni pasto. Fare questo alla mia età è pesante, chiedere è pesante. E anche il vincolo che mette la Regione per gli aiuti, i cinquemila euro scontrinati tra gennaio e aprile, è una fesseria. Se uno scontrina mille euro al mese può prendere una fune e appendersi, tra merce, tasse e spese resta il venti per cento pulito”, osserva. “Viveteci voi 4 mesi con mille euro. Ho anche assicurato il mio furgoncino con la speranza di riprendere a lavorare”. Ma, al 30 giugno 2021, l’unica certezza è la disperazione.