Emanuela Corda: “I 5 stelle hanno perso anima e valori, con ‘Alternativa’ prometto una Cagliari free tax”

Già candidata a sindaco nel 2011, l’ex parlamentare cagliaritana considera “antidemocratico e vergognoso il bipolarismo malato che ricatta l’elettore”, definisce il movimento “il partito di Conte” senza più neanche uno dei valori che l’hanno fatto nascere e con la sua lista promette coerenza, onestà e partecipazione. Si batterà per la “Cagliari free tax”, imporrà lo stop immediato al bivacco criminale in piazza del Carmine e turni sulle 24 ore per chiudere rapidamente i cantieri aperti, dice, “in modo scriteriato e senza mai consultare i principali destinatari dei disagi”. E poi tanti luoghi della cultura da riaprire, grande attenzione ai giovani, un nuovo appalto rifiuti. In caso di ballottaggio? “Nessun apparentamento: i miei elettori devono essere liberi di scegliere”. VIDEO INTERVISTA


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La seconda volta di Emanuela Corda candidata sindaco al comune di Cagliari arriva 13 anni dopo quel 2011 in cui si proponeva con il movimento 5 stelle che, dice, non esisteva come realtà politica, non era ancora spinto dall’effetto Grillo ed era una “battaglia civica” che aveva incassato il 2%, “risultato ottimo per la prima presenza politica e amministrativa”. Il grande salto, nel 2013 con l’elezione in parlamento, bissata nel 2018, l’anno del boom dei grillini “quando tutti salivano sul carro del vincitore, veniva candidata gente che arrivava dal nulla e che ha snaturato il movimento, perché sono finite le battaglie sui territori, la lotta per i princìpi e tutto quello che fino ad allora era stato il tratto distintivo del movimento: non puoi prendere persone così a caso solo perché sono famose, questo ci ha disintegrati perché ovviamente quelle persone in parlamento erano liberi battitori, facevano lavoro per se stesse e questo ci ha devastato”. Nel 2021, il grande strappo: Emanuela Corda non vota la fiducia a Draghi, “un governo che era l’antitesi di tutti i nostri princìpi, un governo tecnico che noi combattevamo, un governo che ha approvato riforme liberticide”. E viene espulsa dal movimento.

Come l’ha vissuta?
Ormai non c’era più nulla che mi accomunasse al movimento, diventato il partito del signor Conte, senza più anima né valori. Zero. A quel punto, con alcuni ex parlamentari, abbiamo fondato Alternativa, formazione politica che si ispira proprio ai valori ormai perduti del primo movimento.

Cosa è oggi il movimento 5 stelle, secondo lei che l’ha vissuto dalla prima ora?
Un partito come tutti gli altri, che mette in moto le stesse dinamiche, fa accordi bypassando le primarie, candida persone che ricoprono già delle cariche, quindi non rispetta più le regole fondanti. Già quando il movimento entrò nel governo Draghi votò schifezze: le armi in Ucraina, l’obbligo vaccinale, il decreto semplificazione che ci ha portati all’assalto delle pale eoliche, infatti è paradossale che adesso facciano una moratoria che fa ridere i polli perché non serve a niente, per non parlare del fatto che Alessandra Todde era il viceministro di Draghi. Una presa in giro ai sardi.

Perché chi esce dai 5 stelle ne diventa il peggior nemico?
Credo sia delusione. Tanta. Perché se tu vieni eletto con un progetto e dei valori, e ti accorgi che tutti quei valori vengono totalmente sconfessati beh, per forza che ti indigni, perché ti accorgi di essere all’interno di un contenitore pieno di contraddizioni.

Secondo lei nel movimento c’è democrazia?
Più che altro non c’è mai stata una gerarchia chiara e quindi ovviamente là dove c’è caos, poi alla fine c’è sempre una persona che decide per tutti: e questo non può che portare alla distruzione di quello che si proponeva di essere progetto democratico e collettivo. Prendiamo le consultazioni online: nel momento in cui ci si è accomodati nelle istituzioni si è capito che evidentemente conveniva stare lì dentro, si è cambiato assolutamente l’indirizzo.

Con Alessandra Todde che rapporti ha?
Le ho fatto gli auguri di buon lavoro, e mi auguro sinceramente che riesca a fare qualcosa per risollevare la Sardegna.

Dunque si candida a sindaco di Cagliari: perché?
Con Alternativa abbiamo deciso di ripartire proprio dai territori, infatti non ci siamo presentati alle politiche nel 2022, abbiamo iniziato a piccoli passi per costruire una base forte e coerente, ci siamo presentati alle provinciali in Trentino Alto Adige, abbiamo partecipato a qualche progetto civico in Friuli e alle comunali a Padova. Ora voglio portare i nostri valori su Cagliari, la mia città, che adoro ma che trovo ridotta male.

Tre valori irrinunciabili di Alternativa.
Coerenza, onestà, partecipazione ovvero condivisione.

E il primo obiettivo politico?
Il contrasto a questo bipolarismo malato, antidemocratico e incostituzionale che sta mettendo l’elettore letteralmente sotto ricatto con questa storia assurda del voto utile. Ma utile a chi? Solo a chi viene eletto. Guardiamo alle regionali, dove una legge ignobile tiene fuori un terzo candidato che ha preso 70mila voti: non è normale, è una cosa profondamente ingiusta che a me fa ribrezzo. Noi siamo qui per proporre un progetto chiaro, serio, che non abbia debiti di riconoscenza con nessuno, con un gruppo di persone che condividono il nostro programma e il nostro progetto.

Esiste una questione morale in Italia?
Assolutamente sì, esiste a tutti i livelli. Basta guardare chi si infila nelle liste dei partiti. Ma non è solo questione di fedina penale, anche di incoerenza e opportunismo quando ti sposti da un partito all’altro usando i voti degli elettori come se fossero tuoi.

Crede nel limite del doppio mandato?
Assolutamente si. Due legislature, in qualunque istituzione, sono più che sufficienti: poi bisogna tornare nella società per mettere a disposizione quell’esperienza e lasciare spazio agli altri.

Come ha trovato Cagliari quando è tornata a viverci a tempo pieno?
E’ una città meravigliosa, perché ha un’ubicazione veramente invidiabile, abbiamo un golfo stupendo, come lo sono il paesaggio, il clima, il centro storico. E’ una città che ha le caratteristiche per diventare veramente capitale del Mediterraneo. Il problema è che adesso è la capitale del caos, del disordine, dell’insicurezza, del degrado: la città è completamente abbandonata, e i cittadini non sono mai stati coinvolti in un confronto con l’amministrazione. Basta pensare ai cantieri.

Ecco, appunto. I cantieri, un incubo.
Certo. I rappresentanti dei quartieri, dei commercianti, delle attività di prossimità, dei piccoli negozi mi hanno detto di aver chiesto appuntamenti più volte al primo cittadino senza avere risposta. I cantieri sono stati aperti senza fare una pianificazione su quelli che sarebbero stati gli effetti sulla viabilità, sul traffico, infischiandosene totalmente anche delle ripercussioni sulle attività, sui piccoli negozi, sui commercianti. Ogni volta che si è aperto un cantiere si è aperto in maniera scriteriata, senza una pianificazione generale e senza pensare a salvaguardare chi sta vivendo grossi disagi. I cantieri sono importanti, però è importante pianificare.

Se diventasse sindaco, come li gestirebbe?
Dopo una verifica sulla regolarità, bisogna accelerare la chiusura con turni sulle 24 ore, ininterrotti, come funziona nei mondi evoluti, perché più in fretta chiudi il cantiere e meno disagi procurerai a tutti.

Il nuovo stadio del Cagliari: è giusto che 50 milioni di soldi pubblici vengano dati ai privati per il progetto?
Un progetto di quel tipo deve essere un bene pubblico e avere ricadute positive per la comunità, non per una società o per un imprenditore. Quindi no, non è giusto: auspico che adesso ci sia una verifica puntuale dei soldi che sono stati erogati, di quelli che ancora devono esserlo de dei successivi passaggi, perché non deve diventare una cosa che poi magari assume proporzioni esponenziali e sfugge al controllo. Detto questo, fatte le cose in regola, il nuovo stadio è certamente un patrimonio comune che valorizzerebbe il brand Sardegna.

Il mercato di San Benedetto: altro pasticcio in corso.
Intanto, se è vero che la struttura è fatiscente, perché non sono state fatte le manutenzioni che servivano? Sembra di essere in un paese colabrodo dove si insegue l’emergenza per evitare il dramma, è assurdo. Il mercato di San Benedetto rappresenta anche un bene identitario, da tutelare: i lavori andavano pensati meglio, magari per step, facendo spostamenti parziali, in modo da evitare scelte traumatiche. Il rischio reale è che il trasferimento non sia temporaneo e che ci ritroviamo con un’incompiuta nel centro della città.

C’è un’emergenza sicurezza a Cagliari?
Se il cittadino si sente insicuro, c’è un’emergenza. Dovuta anche al disordine urbano, alla scarsa illuminazione, ai marciapiedi sfondati, alle piazze degradate e alla mancanza di spazi di aggregazione, soprattutto per i giovani  che, tolta la Mem, non hanno un posto dove andare a leggersi un libro.

Piazza del Carmine è il simbolo del degrado e, appunto, dell’insicurezza.
Ce l’abbiamo nel programma: stop al bivacco in piazza del Carmine. E’ il momento di liberare le piazze da bande di persone che passano lì tutto il giorno, spacciando e provocando risse. Bisogna fare accordi con la prefettura, essere determinati e non avere paura di essere impopolari: quella piazza va restituita ai cagliaritani e alle famiglie, non è pensabile che una camionetta della polizia stazioni tutto il giorno a sorvegliare chi va lì a fare spaccio e risse. Diversa è la situazione dei senzatetto, che vanno invece accuditi e protetti.

Altro tormentone elettorale, la raccolta dei rifiuti.
Intanto c’è un problema di inciviltà, che parte da una mancanza totale di comunicazione, di controllo, di divulgazione delle buone pratiche, di rispetto di leggi che esistono e anche di comportamenti civici. Il contratto in corso sta scadendo, il prossimo che verrà fatto io tenderei a internalizzarlo al massimo, se il Comune ha le risorse per farlo: il prossimo affidamento dovrà essere fatto con un contratto che sia blindato, con ricadute positive per i cittadini. E’  assurdo che la tari, in questa situazione, sia addirittura aumentata, perché si paga anche per quelli che non lo fanno. E l’amministrazione dov’è?

L’Anfiteatro Romano lo riaprirebbe?
Assolutamente sì, come tutti i siti importanti. Anche qui incuria, mancanza di programmazione, menefreghismo, non riuscire a dare valore a un indotto economico che sia legato alla cultura, hanno avuto la meglio, privando i cittadini di arte, di cultura, quelle cose che distolgono dai cellulari e fanno pensare e crescere.

Un’idea nuova e forte per Cagliari.
“Cagliari free tax”. La Sardegna è un’isola al centro del Mediterraneo, perché non ha una fiscalità di vantaggio? Eppure, le normative ci avvantaggiano, noi dovremmo già essere un regime extra-doganale che ci riconosce dei diritti da quel punto di vista, ma nessuno vuole fare quel passettino in avanti verso l’Europa per chiedere di applicare le leggi eliminando l’iva, per cominciare. Poi vorrei che finalmente Cagliari avesse un’accademia delle belle arti.

In caso di ballottaggio sosterrà un altro candidato?
Assolutamente no. I voti non sono di Emanuela Corda ma degli elettori, e saranno loro a scegliere: la supponenza di indicare chi votare è proprio quello che stiamo combattendo.