Fin dalla nascita senza la mano destra – aplasia congenita, questo il termine medico – e, dal 2009, senza più un lavoro. L’unica ancora di salvezza di Eloisa Vargiu? Essere sposata. “Ma è importante sentirsi realizzati, fa stare bene. Ho lavorato per la Provincia di Cagliari nel 2008, per quindici mesi ho inserito e aggiornato dati, poi sono stata licenziata”. Da quel momento più nulla. Residente a Selargius, Eloisa è una dei trentasettemila sardi disabili “fantasma”. Nessun lavoro per loro, nonostante la legge parli chiaro: “Non viene applicata, è un’assurdità assoluta”, afferma con forza la signora. Pensione di invalidità? Non pervenuta. Idem, da quasi dieci anni, per quanto riguarda il reddito.
E, oltre al lavoro negato, c’è da combattere pure contro chi la addita e – di conseguenza – la isola: “Capita di essere vista come una persona diversa e non valida, alla quale manca qualcosa, ma è il contrario”. Situazioni “che fanno male, e che rimangono”. Anche se poi “razionalizzo, capisco di valere per ciò che sono, e alla fine me ne faccio pure una ragione”. Forza di volontà, in altre parole: sono tanti i disabili che riescono, in tempi comunque rapidi, a fregarsene dei giudizi. Ciò di cui, però, non può proprio fregarsene Eloisa Vargiu è quel posto di lavoro che le spetta “per legge” dalla Regione. Ma che tarda terribilmente ad arrivare.