Ha 50 anni, è una mamma single e, dopo anni trascorsi ai fornelli di vari ristoranti di Cagliari e hinterland, è riuscita a trovare un posto di lavoro che le va bene: “1500 euro al mese più tredicesima e quattordicesima e orari di lavoro rispettati”. Il fatto è che Elisa, “niente cognome perchè Cagliari è una piccola piazza e devo poter lavorare, se protesti non ti assume più nessuno”, aveva altri contratti, che però sono sfociati in addii: “Ho lavorato facendo turni molto più lunghi di quanto previsto e con paghe tutt’altro che giuste. Sono anche stata all’estero, in Germania, lì gli stipendi per chi lavora nella ristorazione sono di un altro pianeta”, spiega, contattata dalla nostra redazione. La cinquantenne ha spedito un’email, che riportiamo di seguito: “Per esperienza diretta lavoro come aiuto cuoco, i compensi possono anche essere simili, ma nei grandi resort viene sempre garantito vitto alloggio che per un lavoratore vogliono dire soldi risparmiati. E gli orari non sono così fissi nella ristorazione privata. E non tutti i titolari pagano le ore effettive. Parlando con i colleghi, oltre che per esperienza diretta, nelle attività private capita spesso di avere dei contratti che finiscono per essere forfettari. In busta paga vengono segnate nella migliore delle ipotesi 40 ore (ma ho sentito anche di contratti per 36 o 24 ore settimanali) per poi farne 56/60 praticamente mai remunerate in busta, molto spesso non remunerate neanche fuori dalla busta. Nel precedente lavoro e anche in quello attuale sono stata assunta con un contratto di 3 mesi che di fatto permette di fare fare la prova al dipendente. Forse sarebbe ora che i titolari delle imprese di ristorazione si facessero un serio esame di coscienza”.
Parole nette e chiare, quelle di Elisa. Che, seppur non più giovane, forse può iniziare davvero a costruirsi una vita totalmente regolare, dove il lavoro non invade più la sua vita privata a livello di orari: “Ci tengo a precisare che lo stipendio attuale è migliore del precedente e che mi ritengo fortunata, ma che capisco bene colleghe e colleghi che decidono di spostarsi anche all’estero”.